Il titolo di queste righe non è provocatorio. Certamente parliamo de “La grande bellezza” che ha riportato l’Oscar nel nostro Paese a quindici anni dalla precedente assegnazione. Il film di Sorrentino è tutt’altro che ‘già visto’ e la prestigiosa statuetta l’ha meritata (anche) per la sua originalità.
Il ‘già visto’ non è riferito nemmeno alla ‘grande bellezza’, quella vera di una penisola che ha un patrimonio artistico-culturale straordinario, riconosciuto da tutto il mondo e che forse solo gli italiani hanno la tendenza a trascurare. Mentre oltreoceano si celebrava la ‘bell’Italia’, a Pompei altri pezzi del sito archeologico andavano a pezzi. Sicuramente tra l’indignazione nazionale e la pioggia di promesse per il futuro di questo come dei due passati Governi.
Ed allora, a quale ‘già visto’ fa riferimento il titolo? All’esaltazione del genio italiano nella quale si sono profusi un po’ tutti i nostri politici, governanti o no, quasi che anche loro fossero nel novero di quanti hanno contribuito alla ‘grande bellezza’ del Paese e meritassero un qualche riconoscimento per questo. Ma fa riferimento anche a quegli analisti che ci hanno spiegato quanto questo premio rilanci l’entusiasmo per il Made in Italy nel mondo ed alla pubblicità FIAT con il suo “Grazie Paolo”. Film che si ripete dopo quanto è stato detto per la vittoria ai mondiali di calcio, per un gran premio vinto dalla Ferrari …. Come insomma se il Made in Italy fosse un evento occasionale, come se la promozione dell’export italiano non richiedesse invece risorse programmate seriamente: stabili e consistenti. Oltre, e soprattutto, a quel lavoro faticoso e creativo nel quale tanti nostri imprenditori si impegnano quotidianamente.