Ripartire: si fa presto a dirlo! Quando eravamo in lockdown c’era chi diceva che nulla sarebbe più stato come prima. Poi l’imperativo è stato quello di tornare alla normalità, con questo intendendo che tutto doveva essere uguale al prima. Un’incertezza che crea sconcerto, poca fiducia e qualche psicosi. Esattamente il contrario del clima che servirebbe per ripartire! Ci si aggiunga il gran numero di italiani che sono ancora in smart working, in cassa integrazione o senza il rinnovo del contratto a termine ed è facile comprende che far ripartire i consumi in un quadro di precarietà è concretamente difficile.
Il Centro studi Confimprese ha effettuato delle rilevazioni a campione nel periodo tra l’inizio e la metà di giugno e, seppur sommari, i dati confermano che la ripresa ancora non c’è. Anzi:-41% nella ristorazione, -25% nell’abbigliamento, 21% nel settore intrattenimento rispetto al giugno dello scorso anno. Senza poi i 90 milioni di turisti che annualmente affollavano gli alberghi, i ristoranti, i negozi di tutti i generi i dati percentuali non potranno sicuramente risollevarsi anche nel prossimo semestre.
Non saranno certo gli assembramenti della movida (anche il più piccolo e isolato paesi ha scoperto di avere una ‘movida’) a salvare il Paese.
Ma non lo sarà nemmeno la crescita esponenziale dell’online. Le consegne (delivery) e l’asporto in un anno hanno registrato rispettivamente un aumento del +47% e +41%. Per non dire delle vendite dell’e-commerce ‘esplose’ del +183% per il fashion (tecnicamente si chiama così, ma non è necessariamente l’alta moda, quanto più in generale il comune abbigliamento); del +278% per l’entertainment e del +213% per la casa.
Anche quest’ultimo è un dato che segna l’incertezza e le paure degli italiani: a star chiuso nella propria abitazione, ciascuno ne ha apprezzato la comodità, ma anche i difetti da corregge. E poi la casa è pur sempre il bene rifugio per eccellenza e merita quindi quelle spese che Confimpresa indica, unico settore insieme all’e-commerce, in aumento del +8,5%. Le situazioni sono fortemente diversificate in base al reddito e da regione a regione, ma generalizzando e dati alla mano, sembra proprio che, prima ancora che a ripartire, gli italiani pensino al rischio di un nuovo lockdown!