Si chiuderà il prossimo primo febbraio la consultazione pubblica predisposta dalla Commissione Europea per la valutazione del futuro regolamento delle etichette dei prodotti alimentari. Una norma finalmente valida per tutta Europa che già era prevista dalle disposizioni del 2011, entrate in vigore nel 2013 e che, una volta definitivamente approvate, entreranno in vigore nella primavera del 2019. Solo che il Regolamento europeo cancellerà le norme nazionali, quindi anche i recenti decreti interministeriali italiani sull’obbligo di indicare in etichetta l’origine di pasta, riso, latte, formaggi e pomodoro.
E la polemica già divampa visto che grandi e piccole aziende hanno dovuto adeguarsi alle indicazioni governative facendo investimenti consistenti per stampare delle etichette per i propri prodotti che tra poco più di un anno dovranno nuovamente essere cambiate, con una ulteriore spesa. E tutto lo sforzo fatto nella comunicazione ai consumatori circa la qualità delle materie prime italiane in fatto di grano, pomodoro, latte verrà vanificato così come la tutela dei produttori nazionali che molto avevano premuto per ottenere l’indicazione in etichetta dell’origine della materia prima.

Per l’italian sounding ci saranno ancor più ampie possibilità di inganno dei consumatori

Cosa prevede invece la futura regolamentazione europea? Che in etichetta venga indicata l’origine dell’ingrediente primario solo quando questa sia diversa da quella del prodotto finito. Quindi un prodotto il cui stabilimento finale di lavorazione sia in Italia è ‘italiano’ e dovrà specificare in etichetta se l’ingrediente primario proviene da un altro Paese, altrimenti in etichetta non ci sarà alcuna indicazione.
Proprio qui si addensano i problemi, se non cambierà l’attuale testo, perché se l’obbligo evidentemente non avrà valore per le indicazioni geografiche protette Dop e Igp, visto che luogo di produzione finale e della materia prima coincidono, purtroppo il futuro Regolamento europeo intende tutelare anche i ‘marchi storici’, quelli registrati. Conseguenza è che se nell’etichetta è già esplicitato, per fare un esempio, un tricolore per la Commissione la provenienza del prodotto è già esplicitata e quindi altre indicazioni in etichetta non sarebbero necessarie. Porte aperte pertanto a tutte le aziende dell’italian sounding: basterà avere un marchio registrato con una bandiera tricolore o un richiamo al nostro Paese per essere esentati dall’obbligo di indicare l’origine dell’ingrediente principale, che molto spesso l’Italia non l’ha mai vista.