I rincari di gas e elettricità mettono a rischio la produzione agricola e l’export agroalimentare

Giorgio Mercuri e Ivano Vacondio, presidenti rispettivamente di Alleanza cooperative Agroalimentari e Federalimentare, hanno inviato una lettera al premier Mario Draghi per chiedere al Governo provvedimenti drastici per tutelare le imprese da speculazioni globali, visto che ormai la “situazione è insostenibile per i rincari di energia elettrica e dei costi delle materie prime”.
Molte aziende, denunciano Alleanza Cooperative Agroalimentari e Federalimentare, stanno valutando il blocco delle attività e la chiusura degli impianti di trasformazione, col rischio di drammatiche conseguenze sociali e occupazionali. Cooperative e industrie da sole non possono farcela, tenuto conto che “le attuali dinamiche commerciali con la GDO escludono infatti la possibilità di una revisione dei prezzi che possa compensare i maggiori costi sostenuti”.
Se i prezzi dell’energia continueranno a lievitare, la chiusura per molte pmi diventerà inevitabile: «È per scongiurare questo scenario che chiediamo ufficialmente aiuto al Governo» dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare. Il Presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Giorgio Mercuri, aggiuge: «in alcuni casi sarà necessario intervenire nella stessa programmazione delle prossime campagne produttive, contenendo quelle coltivazioni che necessitano di una lavorazione industriale. E ciò avrà conseguenze anche sull’impiego di manodopera in campagna».

Gli aumenti dei costi di produzione di cui si parla sono principalmente legati all’energia elettrica, che è passato in media dai 40 a 300 Euro Megawatt/h, e al gas, da 0,17 a 1,30 Euro al metrocubo. Rincari cui vanno aggiunti quelli delle materie prime, con i prezzi di grano, mais, imballaggi che stanno portando i costi aziendali ormai fuori controllo: si va dall’incremento del 61% del legname al 31% del cartone, al 60% della banda stagnata fino al 72% della plastica per agroalimentare.
Container e noli marittimi arrivano fino al +1000%, un record. La conclusione è che, se non si prendono provvedimenti, tutti questi rincari bloccheranno inevitabilmente anche l’export dei prodotti agroalimentari Made in Italy.