Anche l’ambiente si fa moda, oppure per essere di moda si guarda all’ambiente. Così Greenpeace ha manifestato in ventiquattro città italiane, tra cui Milano, Firenze, Roma e Palermo di fronte ai negozi delle principali griffe di moda per chiedere loro di impegnarsi a proteggere le foreste e le risorse idriche del Pianeta. E Greenpeace ha anche stilato la sua classifica dei buoni e dei cattivi, di chi si è impegnato (a loro dire) a garantire che i loro prodotti non siano contaminati dalla deforestazione e dall’inquinamento e chi invece non hanno fornito informazioni ritenute sufficienti dall’associazione ambientalista.
Intanto alle sfilate dell’alta moda di Parigi che chi si schiera per il Polo Nord: Vivienne Weestwood, paladina della moda etica, stampa lo slogan “Salviamo il Polo Nord” su paltò-coperte e giganti maglioni stratificati su abiti ricamatissimi, di sapore medievale. La stilista ha coinvolto cento fra attori e artisti hollywoodiani (e ha già raccolto 2 milioni e mezzo di firme) con l’obiettivo di bloccare l’inquinamento che scioglie i ghiacci. «Ad aprile faremo una spedizione al Circolo Polare Artico per scolpire su un iceberg il monito “Fermatevi”», racconta l’ex regina del punk.
Altra, meno pittoresca, strada è quella intrapresa dalla giovane griffe bolzanina Re-Bello, che utilizza tessuti come bambu’, eucalipto e cotone organico. Per l’autunno lancia una collezione completa che include ora, oltre a tshirt e felpe, anche maglie, camice e pantaloni. L’eco-fashion brand è già presente in 240 negozi in Italia e in Europa e lavora rigorosamente nel rispetto dell’ambiente: la linea pantaloni viene prodotta con il 100% di energia eolica.