Ammettiamo: in pochi, forse nessuno, si sarebbe mai atteso quei quattro minuti. Non sono i 240 secondi che hanno cambiato il mondo, ma forse possono cambiare un po’ il nostro modo di guardare il nuovo mondo che esce dalla pandemia.
Mi riferisco ovviamente a quel brevissimo lasso di tempo che è bastato ai ragazzi d’oggi per esaurire tutto il numero di prenotazioni che era stato messo a loro disposizione a Torino per vaccinarsi contro il Covid-19. E sono rimasti in coda fino alle tre del mattino per una nottata di iniezioni accolte come una vera festa. Uno dei neovaccinati torinesi ha detto: «Adesso si torna a vivere!». Molti osservatori sulla stampa quotidiana guardando la ressa, scaduta in rissa, che a Bologna si è verificata tra gli ottomila giovani in coda l’hanno commentata come la manifestazione di un desiderio: di essere liberi di andare in vacanza ovunque, di non aver limiti per le notti più disperate, di tornare a ballare in discoteca.

Più attento il commento del presidente del Veneto, Luca Zaia che si è complimentato con i giovani per il loro senso civico: «lo hanno dimostrato nel periodo del lockdown, lo hanno dimostrato nelle tante scelte che abbiamo preso tutti insieme come comunità. In questo periodo difficile della pandemia, i giovani sono stati i più rispettosi delle regole ma anche quelli che hanno sofferto maggiormente a causa delle restrizioni». Ed a fargli eco bipartisan è stato il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti: «Non ho mai avuto dubbi, ero sicuro che ci sarebbe arrivata la massa di ragazzi che si sarebbero voluti vaccinare, perché psicologicamente sono quelli che hanno pagato di più lo stare a casa e saranno coloro che pagheranno di più i debiti che stiamo facendo», con una proiezione al futuro che è anche una assunzione politica di responsabilità.

Poco da aggiungere, quindi, se non una speranza. Purtroppo anche nell’indubbiamente virtuoso Veneto è ancora inaccettabilmente alto il numero dei operatori del comparto della sanità che non si è ancora vaccinato (e quasi nulla l’applicazione della legge di aprile). E lo stesso presidente Zaia (al quale per questo esprimiamo sincera solidarietà) è stato oggetto di vergognose minacce da parte di quel gruppo di no-vax che sembra essere così numeroso nell’invece civile Veneto.

Ecco, la speranza è proprio questa: che questi giovani vadano davvero in vacanza o a ballare fuori da ogni retaggio stupidamente ideologico e con una pragmatica fiducia nella scienza e nella capacità dell’umanità di trovare una risposta razionale alle nostre emergenze di oggi e di tutti i giorni a venire.

Mario Ongaro