Di notizie come questa ne vediamo così di frequente che quasi non attirano più l’attenzione: “vendevano cibo biologico che, in realtà, era semplicemente prodotto importato dall’estero…”. Solo un anonimo esempio di quanto, malgrado l’impegno profuso dall’Unità Investigativa Centrale dell’ICQRF del Ministero dell’agricoltura, anche la criminalità organizzata si sia accorta dell’attenzione che i consumatori prestano alla dicitura ‘biologico’.

Purtroppo in tutta Europa la classificazione è sotto la lente d’ingrandimento: c’è poca fiducia , in generale, tra i consumatori sugli enti certificatori e sui controlli che dovrebbero essere attuati all’origine. Al tempo stesso c’è comunque, da parte di chi fa la spesa, una ricerca di prodotti rispettosi dell’ambiente e in tutti i suoi aspetti. In forte crescita è il numero di quanti preferisco comprare prodotti dotati di etichettatura ambientale e lo scorso anno il numero dei prodotti che forniscono indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata è aumentato di +1,7 punti percentuali, arrivando a coprire il 61,5% delle confezioni acquistate dagli italiani.
Il dato è stato fornito dalla seconda edizione di “IdentiPack” diffusa dall’Osservatorio nazionale sull’etichettatura ambientale del packaging in collaborazione tra Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi, e GS1 Italy, che ha messo a disposizione l’ampia base statistica utilizzata per il suo Osservatorio Immagino.

In particolare l’Osservatorio Immagino GS1 Italy, tra i 130 mila prodotti che monitora costantemente sugli scaffali della Gdo, ha riscontrato una forte crescita nell’utilizzo di etichette per le bioplastiche compostabili: +15,8% per le vendite dei 1.095 prodotti presentati in etichetta con il claim “biodegradabile”. Anche il claim “compostabile”, presente su 863, funziona molto bene per attrarre i consumatori e, a fronte di un’offerta in aumento del +25,2%, ha segnato una crescita del +10,7% delle vendite. Qualcuno è più ‘fantasioso’ così che sono apparsi anche claim come ‘Ok-Compost’ oppure ‘Mater-Bi’ (che tutti sanno benissimo cosa vuol dire), mentre una solida base continuano ad averla “senza fosfati” o con (almeno) un ingrediente “vegetale”.

Come ben si sarà compreso abbiamo messo insieme in queste righe un po’ tutto quello che è possibile acquistare in un supermercato dagli assorbenti esterni alle stoviglie di plastica, dai detersivi fino alla frutta e verdura. Ma un filo lega tutti questi elementi, anzi doppio: da un lato c’è l’acquirente che, bombardato da messaggi mediatici che hanno al centro l’ambiente, anche nel momento della spesa cerca per quanto possibile di fare la propria parte nella tutela del pianeta. Dall’altro capo del filo c’è un sistema di comunicazione che non sempre, per questo citavamo all’inizio il ‘biologico’, è normato e regolamentato così da offrire una reale garanzia al consumatori-cittadino. E forse da questo proprio su questo fronte sarebbe davvero necessario oggi fare chiarezza. In etichetta!