La questione dell’embargo russo è stata affrontata con immediatezza dal Veneto. Il blocco deciso da Mosca delle importazioni in quel Paese dei prodotti agroalimentari ha avuto effetti da subito visibili con il fermo alle frontiere dei camion che esportavano i prodotti freschi veneti, così tanto apprezzati nell’immenso mercato russo. E la mobilitazione delle categorie produttive è stata istantanea, trovando nelle istituzioni e nella politica altrettanto efficacie risposta.
Così il Presidente del Consiglio veneto, Clodovaldo Ruffato, si è incontrato con le rappresentanze del mondo agricolo al MAAP patavino; ha attivato la Commissione straordinaria per i rapporti esteri presieduta da Nereo Laroni; ha convocato a Palazzo Ferrofini gli europarlamentari e i parlamentari eletti nel Veneto. Sempre è emersa l’esigenza di un intervento europeo di revisione delle relazioni con il Paese di Putin per salvaguardare il progredire dei rapporti commerciali che anche dal Veneto erano chiaramente in crescita e rappresentano una consistente opportunità di ulteriore sviluppo.
Di tutto ciò vi abbiamo di volta in volta dato conto, ma oggi riportiamo anche alcune considerazioni che, con estremo ed apprezzabilissimo realismo, sono state rese dall’Assessore all’agricoltura, Franco Manzato. Il dato di partenza dice che l’export agroalimentare veneto verso la Russia ammonta per valore a 91 milioni (oltre 700 a livello nazionale) e certamente non si tratta di una cifra trascurabile. Ma tradotta in termini percentuali ci si ferma all’1,9% (contro il 2,1% nazionale). E questa è una percentuale che non dovrebbe spaventare un sistema produttivo come quello Veneto che ha mostrato spesso una straordinaria ‘agilità’ nel superare le più diverse difficoltà.
Certo, in molti avevano ‘investito’ sulla penetrazione nel marcato russo ed oggi vedono svanire i propri sforzi e per molti si tratta ora di cambiare una prospettiva espansiva che non può più considerare Mosca quale la prima occasione. Ma il Veneto ha la forza per sopportare anche questa prova. Ci sarà il problema del ritorno sui mercati domestici di quanto era preventivato fosse avviato verso la Russia, ma anche di fronte a questo indubbio ostacolo non possiamo dimenticare la responsabilità civile che tutti noi abbiamo nei confronti di una situazione internazionale arrivata ad un livello di crisi che dalla caduta del Muro di Berlino nessuno avrebbe mai immaginato così grave e che richiede a tutti uno sforzo straordinario.