La campagna elettorale estiva è ovviamente stata attenta (anche) al futuro dei rapporti tra l’Europa e il nostro Paese accendendo uno scontro non secondario tra le formazioni politiche. Naturalmente la nostra prospettiva è sempre quella legata alle tematiche usuali per queste pagine: l’agroalimentare, il Made in Italy, la tutela dei consumatori e della loro salute. Una riflessione, partendo dal principio che avere sufficiente cibo ‘sano e sicuro’ è un diritto primario, è possibile senza voler entrare nella valutazione di quello che è stato l’esito elettorale.

L’Europa è chiamata direttamente in causa per due questioni: il vino e le etichette. Il documento dell’Oms appena approvato chiede all’Europa di ridurre il consumo di alcol del 10% entro il 2025. Senza distinzioni tra le diverse bevande e questo già scatena le polemiche alimentate dai produttori di vino italiani che unanimemente chiedono garanzie attraverso tutte le associazioni e organizzazioni di categoria.
In ballo un fatturato complessivo da 12 miliardi che fa sbiadire il pericolo per la salute paventato dall’Oms, al quale dall’Italia si risponde parlando di ‘tradizione millenaria’ e ‘consumo moderato’. Poi vai al supermercato e trovi diverse birre ‘alcolfree’ prodotte in Austria, Germania, Belgio e Irlanda: per queste il famigerato bollino di ‘allerta cancro’ non arriverà mai.

E poi le etichette: entro fine anno la Commissione dovrebbe decidere quale formula adottare per quella nutrizionale da apporre fronte pacco. Il Centro Comune di Ricerca della Commissione Ue ha promosso, per immediatezza e semplicità, il NutriScore che già è adottato volontariamente in Spagna, Germania e Paesi Bassi, oltre che ovviamente in Francia.
Ma di nuovo le associazioni e organizzazioni dell’agroalimentare tricolore insistono sulla necessità di bloccare la proposta transalpina che penalizzerebbe i prodotti della dieta mediterranea. Ed insistono per il NutrInform perché ‘non valutativo’ (e proprio per questo bocciato dal Centro Comune di Ricerca).

C’è da chiedersi se davvero, da parte di chi esporta in tutt’Europa, ci sia la volontà di andare allo scontro con le indicazioni comunitarie presentandosi senza ‘semaforo’ sui mercati dei Paesi che lo adotteranno obbligatoriamente. E ci si può anche chiedere se davvero le scelte Ue non possano essere utili anche nel nostro Paese e non rappresentino una tutela anche per i consumatori italiani. Le relazioni tra Italia ed Europa dovranno essere ben valutate dal prossimo Governo, quale esso sarà.

Mario Ongaro