C’è un nuovo ingresso nel mondo del fashion e fa tremare i polsi non perché minaccia di portarsi via grandi quote di mercato, ma proprio per il nome che mette in campo: Kalashnikov. Sì, il colosso bellico russo con 70 anni di storia e che è diventato celebre nel mondo per il fucile d’assalto Ak-47, arma utilizzata da molti eserciti, ma anche la preferita da guerriglieri, terroristi e criminali d’ogni sorta.

Certo, di armi se ne vendono sempre molte, ma l’embargo occidentale contro la Russia ha ridotto gravemente i profitti. Così Vladimir Dmitriev, direttore del marketing di Kalashnikov, ha candidamente dichiarato di essersi “ispirato” a quanto fatto da Caterpillar e Ferrari, colossi globali che con la vendita di capi d’abbigliamento e accessori col proprio marchio arrivano a raccogliere introiti pari al 10% del loro bilancio. E poi c’è Vyacheslav Zaitsev, il più famoso stilista russo, a sostenere che «lo stile militare è popolare in tutto il mondo: penso che sarà un buon affare».

Mikhail Kalashnikov, scomparso nel 2013 a 94 anni, non vedrà la sua invenzione convertirsi ad una collezione di moda, che sarà presentata a settembre alla fiera Armiya 2016 di Kubinka. Meglio così perché se sapesse che entro la fine dell’anno in Russia ci saranno 60 nuovi negozi che porteranno il suo nome e venderanno t-shirt e jeans…

Ma il mercato è il mercato, si dirà. Come se una macchina sportiva e un fucile mitragliatore si differenzino esclusivamente per il prezzo di vendita. No! non basta un nome noto (e Kalashnikov lo è, ma tristemente) per fare brand ed andare oltre una momentanea curiosità, l’eccentricità (rivoluzionaria) di un momento. L’immagine è cosa seria e tenerla in campo positivo non è affatto facile: richiede lavoro, qualità e genialità, come ben sa chi lavora nel Made in Italy.