Che l’Italia sia schierata ai primissimi posti in Europa per la lotta alla contraffazione è fatto assolutamente riconosciuto. Basti l’esempio della vincente battaglia condotta per conservare sulle etichette l’indicazione del luogo di confezionamento dei prodotti agroalimentari. Oppure quella, tutt’oggi in corso, per la produzione di formaggi a base di latte.

Ma il nostro Paese ha al tempo stesso un altro, e poco invidiabile, record: è di oltre due volte superiore alla media europea il numero di monete e banconote false sequestrate in Italia nel 2015. Oltre un milione e mezzo di “pezzi” contraffatti per un valore totale di 54 milioni di euro, realizzati per la maggior parte in stamperie e zecche clandestine individuate in Campania.

Il taglio delle banconote più falsificate, dall’introduzione dell’euro a oggi, rimane quello dei 20 euro (55%), seguito da quello da 50 (30%). Un’altra delle costanti storiche del settore è poi rappresentata dalla localizzazione delle stamperie clandestine e dei “maestri” falsari che vi operano. La maggior concentrazione di strutture dedicate alla produzione delle banconote è quella della provincia napoletana e della regione Campania in generale.

I dati li forniscono gli stessi Carabinieri del Nucleo Antifalsificazione Monetaria, che operano con grande impegno ed ottenendo anche significativi risultati in questa battaglia di Sisifo. Gli “artigiani” napoletani del settore hanno intrapreso la strada dell’internazionalizzazione: e se Francia, Germania e Spagna sono nelle prime posizioni per circolazione di banconote e monete fasulle, la valuta “Made in Italy” falsa è pari a circa il 90% del volume mondiale.