L’innovazione del Capodanno appena trascorso è stata il brindisi con lo spumante rosé. Negli ultimi tre anni, infatti, i vini frizzanti o meno, comunque rosé hanno fatto registrare un balzo record: capofila nel settore è certamente la Puglia dove la crescita è stata del +122% (fonte UIV), e da dove proviene il 40% della produzione nazionale, con oltre 1 milione di bottiglie l’anno. I rosati fanno registrare una crescita dei consumi superiore al 13%, in controtendenza rispetto al dato generale, secondo il quale negli ultimi 50 anni il consumo di vino è sceso da 70 litri pro capite all’anno a 36-37 litri e la media continua a scendere dell’1% annuo.

«È il tempo di fare un bilancio degli ultimi trent’anni – commenta il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – che hanno visto il settore impegnato in una seria rivoluzione colturale e culturale che lo ha reso il testimonial dell’agroalimentare pugliese competitivo ed evoluto. Il finanziamento grazie a bandi regionali degli impianti di spumantizzazione ha consentito l’ulteriore valorizzazione delle nostre uve e dei nostri vini e fa il paio con una attività, che dal blocco dei diritti di reimpianti fuori regione, passa per tutte le misure sulla modernizzazione e l’innovazione in cantina. I vini spumanti che un tempo erano costretti a migrare oggi sono prodotti direttamente in Puglia, chiudendo una filiera di eccellenza che ha aperto straordinarie prospettive di mercato».

In Puglia, un brindisi rosé di buon auspicio per il 2016

Il buono stato di salute del settore in Puglia è testimoniato anche dalla crescita delle esportazioni che nei primi 9 mesi dell’anno ha segnato un + 5,9% (Fonte ISTAT). «Il vino oggi testimonia un processo di rigenerazione realizzato da un sistema di imprese che si è posto l’obiettivo – ha aggiunto Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – di offrire nel bicchiere un intero territorio fatto del patrimonio genetico dei suoi vitigni, delle sue ricchezze endogene, del clima, di paesaggio, di testimonianze artistiche e naturali. Si tratta di un patrimonio di innovazione e competitività acquisite che va tutelato dagli attacchi dell’agropirateria che colpisce anche la Puglia ed i nostri vini sono a forte rischio imitazione. Ecco a cosa servono i marchi di qualità, a difenderci dagli attacchi dei falsari e a valorizzare la tipicità e la localizzazione del prodotto».

Restano aperte, sia come Paese Italia sia come Regione Puglia, le questioni legate al rispetto delle regole circa la tutela delle indicazioni geografiche e dei marchi, alla determinazione di un giusto rapporto qualità-prezzo per tutte le fasce di prodotto, alla definizione e conoscenza dei dati produttivi e di mercato, alla migliore utilizzazione dei risultati della ricerca anche per contrastare gli effetti del clima impazzito e alla necessità di promuovere su scala internazionale le produzioni pugliesi in modo meno frammentario ed episodico.