Cala il consumo quotidiano di vino e, dal 1995 al 2012, infatti, in Italia siamo passati da 55 a 39 litri pro capite, perdendo per strada quasi un litro ogni anno. Ad aumentare è invece il consumo di alcol occasionale, a favore di aperitivi e superalcolici. E la colpa non è solo della crisi e dei cambiamenti negli stili di vita, ma anche di anni di criminalizzazioni e divieti non mirati che hanno penalizzato fortemente il mondo del vino. E’ quanto sostiene in una nota la Confederazione italiana agricoltori (Cia), in merito al rapporto diffuso dall’Istat su ‘L’uso e l’abuso di alcol in Italia’.
Nella lettura della Cia, infatti, non è il vino a creare problemi: lo ‘sballo’ alcolico, soprattutto tra i ragazzi, è causato piuttosto dall’assunzione di liquori e cocktail ed è legato a doppio filo a mode pericolose come il ‘binge drinking’. Comportamenti a rischio che – osserva la Cia – anche se in diminuzione nel 2012, riguardano comunque 7,4 milioni di persone e arrivano a coinvolgere il 14,8% dei giovani tra i 18 e i 24 anni.
«Per questo – spiega la nota – oggi serve un’adeguata informazione per educare, in particolare le nuove generazioni, a un bere sano. Bisogna affermare la logica di una degustazione consapevole e moderata del vino ‘made in Italy’, che fa parte della nostra storia e delle nostre tradizioni – sottolinea la Cia – e che e’ ben diversa dall’uso sregolato di cocktail e ‘shortini’. In questo senso, diventa indispensabile rafforzare gli interventi di prevenzione e un puntuale monitoraggio sull’uso eccessivo e disordinato di superalcolici da parte dei giovani e contemporaneamente sviluppare e incentivare politiche educative su valore del vino e sulla cultura del buon bere senza esagerazioni.