Il post-Draghi non è certo ininfluente per le relazioni europee dell’Italia: con il nuovo Governo sono venuti al pettine molti nodi, alcuni anche inattesi, che vedono il nostro Paese su posizioni ben distinte da buona parte del resto del continente. Basti un ultimo esempio: nemmeno il tempo di gioire per gli agricoltori, in particolare quelli della corona alpina e della dorsale appenninica, per la disponibilità dell’Europarlamento a concedere la possibilità di abbattere i lupi, che subito il comitato permanente della convenzione di Berna ha ribadito che quella dei lupi è una specie “rigorosamente protetta” e pertanto assolutamente non cacciabile.

Per parte sua, l’Italia ha annunciato che, almeno per ora, non firmerà la ratifica delle modifiche apportate al Mes, il fondo salva Stati, affiancandosi alla sola Germania che attende la pronuncia dell propria Corte Costituzionale sulla coerenza della misura comunitaria alla legislazione tedesca.

La soddisfazione del mondo agricolo, come scriviamo in queste pagine, è per il rinvio a dopo le prossime elezioni europee, quindi al 2024, delle decisioni sull’etichetta nutrizionale: un rinvio che di fatto blocca la prospettiva di una obbligatorietà del NutriScore che tanto allarma i produttori italiani. L’etichetta ‘a semaforo’ continuerà a circolare nei Paesi che hanno già deciso di adottarla, ma per il momento non sbarcherà nei supermercati italiani.


Rinviato un fronte, già se ne apre un altro: la Commissione Ue ha presentato un nuovo regolamento che rivoluzionerà il mondo del packaging puntando sul riuso e il vuoto a rendere più che sul riciclo, e che mira a eliminare gli imballaggi superflui. L’obiettivo è un taglio del 15% pro-capite per ogni Paese Ue entro il 2040 dei rifiuti di imballaggio rispetto ai livelli del 2018, declinato con percentuali diverse a seconda dei settori. Cosa voglia dire in concreto è presto detto: entro il 2030 il 20%, e entro il 2040 l’80%, delle vendite di bevande da asporto dovrà essere servito in imballaggi riutilizzabili o usando i contenitori dei clienti. La proposta prevede anche l’introduzione di sistemi obbligatori di cauzione-rimborso per le bottiglie di plastica e le lattine di alluminio. Inoltre entro il 2030 tutti gli imballaggi dovranno essere riciclabili e dovrà aumentare la quantità di plastica riciclata utilizzata secondo obiettivi vincolanti.

Ad insorgere in questo caso sono in prima fila le industrie italiane (ed anche di altri Paesi europei) operanti nel settore del packaging affiancate dal mondo della ristorazione e dell’agroalimentare. Tant’è che sulla stampa nazionale i titoli denunciavano il divieto per le bustine di zucchero nei bar. L’italiana viceministra all’Ambiente, Vannia Gava, ha definito la proposta “un muro ideologico” e l’eurodeputato Nicola Procaccini, responsabile Ambiente di FdI, promette: «Ci opporremo in tutte le sedi».

Tanti piccoli spilli, quindi, che certamente troveranno un modo per essere smussati. Anche perché andare al bar e dover bere il caffè amaro non è certo cosa che possa piacere a tutti…