David Zilberman insegna all’università di Berkeley e basta questo per fare di lui uno specialista di economia dell’agricoltura. Recentemente ha dichiarato che: «Se la Ue decidesse di usare i nuovi metodi produttivi a disposizione, in 5 anni avrebbe cibo per non dipendere dalle forniture russe e potrebbe ridurre della metà i consumi di acqua per l’irrigazione. La produttività agricola crescerebbe del 10%, con picchi del 15-20% per il grano e il mais, risolvendo i problemi per l’alimentazione umana e degli animali».

Fin dall’inizio, l’invasione russa dell’Ucraina a fatto scattare l’allarme, ancor prima di quello del gas, per le forniture di grano, olio di girasole, mangimi per animali, fertilizzanti: tutti prodotti dei quali l’Europa ha un terribile bisogno non riuscendo a coprire il fabbisogno con la produzione interna. Purtroppo tutti noi ci siamo accorti di quanto queste importazioni fossero importanti quando il prezzo della spesa al supermercato è lievitato inesorabilmente e taluni prodotti, in primis l’olio di semi, sono diventati rari sugli scaffali.

I cambiamenti climatici si fanno sentire concretamente: già un anno fa scrivevamo di quanto siano numerose le colture che una volta erano specifiche del sud e che hanno risalito le latitudini della penisola; di come la quota sul livello del mare ideale per i vigneti si sia abbondantemente alzata. Quest’estate poi è stata particolarmente siccitosa con l’arretramento dei ghiacciai in montagna e i livelli dei fiumi ai minimi storici.

Come questi fattori si colleghino alle affermazioni del professor Zilberman è presto detto: nel secondo trimestre del 2023, il Commissario Ue all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, potrebbe presentare una proposta legislativa per modificare la regolamentazione delle coltivazioni Ogm, oggi assolutamente vietate in Europa, ma che un domani potrebbero aprirsi alle nuove frontiere proposte dall’editing del genoma vegetale. Se il vecchio Ogm utilizzava parti di genoma di altre specie per modificare quello delle piante, i più recenti metodi di miglioramento genetico vegetale Ngts (Nuove tecniche genomiche) riscrivono talune parti utilizzando il materia della pianta stessa. Il risultato sembra garantito: meno consumo di acqua, di fertilizzanti e di pesticidi e una maggiore produzione capace di resistere all’aumento delle temperature.

L’argomento è stato sul tavolo delle discussione dei Ministri all’agricoltura dei 27 Paesi riunitisi a Praga: un primo seme che ha molta voglia di crescere e ancora molti nemici. Di sicuro lo stato attuale delle conoscenze è di molto maturato rispetto alle norme varate nel 2001 e molti fattori di difficoltà per il mondo agricolo si sono acuiti. Ma gli oppositori alle innovazioni in questo campo sono molti e ben noti. Il dibattito è aperto, sperando che sia condotto su basi scientifiche e non solo emotive.