La dieta dei primi abitanti dell’isola veneziana di Torcello era, già nel IV secolo, equilibrata e di grande qualità: prevedeva infatti, sia il pesce (molluschi e pesci di mare aperto), sia la carne (ovini e suini). Lo rivelano le prime analisi sui reperti ritrovati durante il recente scavo archeologico dell’università Ca’ Foscari a Torcello.
All’interno di un’anforetta in ceramica depurata, sono stati rinvenuti resti organici appartenenti a quella che sembra essere stata una composta di pesche: le analisi archeobotaniche sui semi e sui resti vegetali antichi hanno confermato come l’isola, fino dal IV-V secolo, fosse coltivata, con specie orticole (tra cui cetrioli), ma soprattutto con viti e alberi da frutto (numerosi i semi d’uva e i noccioli di pesca ritrovati). Tante anche le anfore rinvenute contenenti olio e vino proveniente dal Mediterraneo orientale del sud Italia.
Le analisi arche-zoologiche effettuate sui resti degli animali hanno permesso di stabilire che nell’isola erano allevati maiali, capre, pecore e bovini: tra il V e VI secolo, i torcellani consumavano più carne di maiale, mentre nelle età successive, preferivano carni capro-ovine. Capre e pecore erano tenute in vita a lungo, probabilmente per poterne sfruttare il latte e il vello di lana per la tessitura. Lo scavo ha dimostrato anche che il numero dei buoi è aumentato nell’età moderna (XV-XVI secolo) quando gli abitanti tendevano a trasferirsi in altre isole o a Venezia: questi animali erano sicuramente utilizzati per l’aratura e per il trasporto, come testimoniano le ossa macellate provenienti da animali tenuti in vita fino a tarda età.