Negli ultimi anni, molti contraffattori hanno iniziato a depositare presso le autorità competenti, come l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale, segni che imitano i più noti marchi e design dei settori della moda e del lusso. I contraffattori riescono a ottenere queste registrazioni perché questi uffici non verificano se i segni di cui si chiede la registrazione sia nuovo e diverso da uno già depositato.
Ma ora il trucchetto non funzionerà più: la Cassazione, in un giudizio penale di contraffazione relativo al Toile monogram di Louis Vuitton, ha chiarito che la registrazione da parte dei contraffattori di un marchio o di un design che imita un segno o un modello celebre non esclude i reati che puniscono la contraffazione. Accadeva che i contraffattori, al momento del sequestro della merce falsificata, esibissero i relativi documenti ai marchi che avevano depositato. In questo modo cercavano di evitare che venisse loro imputato il reato di contraffazione.

Per la Cassazione, il deposito di un marchio simile all’originale è sintomo di ‘particolare scaltrezza’

La Cassazione ha ora chiarito la sua posizione in un caso di imitazione del celebre marchio Toile monogram di Louis Vuitton ed ha affermato di considerare “errata l’affermazione che la registrazione del marchio non genuino (o comunque che imita quello originale) esoneri l’autore dalla responsabilità penale per il reato di contraffazione”.
La Corte si è poi spinta anche oltre, rilevando come in realtà si tratti di un vero e proprio escamotage impiegato dai contraffattori per eludere la normativa, e precisando che questa condotta “si caratterizza semmai per una particolare scaltrezza posta in essere attraverso la strumentale registrazione di un marchio artefatto”.