Per 3 esercenti su 4, il settore dell’abbigliamento continua a vivere uno stato di preoccupante crisi dopo il 2011 e i saldi di gennaio non sono riusciti a migliorare la situazione che resta critica per il 66% dei negozi delle grandi città ed il 71% su scala nazionale. E le previsioni per il 2012 non sono rosee: solo l’8% ipotizza un miglioramento. È quanto emerge da un’indagine della Confesercenti-Fismo e, presentandola, Roberto Manzoni, presidente della FISMO, la Federazione italiana settore moda aderente a Confesercenti, ha dichiarato: «Gli esercenti intervengono sugli approvvigionamenti tagliando gli acquisti, una strategia citata dal 33% degli intervistati. In discesa anche i redditi di impresa, che si sono contratti del 32% nel corso degli ultimi 5 anni. Non cala, però, la qualità del prodotto di punta: solo se costretti si affiancano articoli di fascia più bassa per recuperare clientela o battere la concorrenza».
Il comparto impiega circa 320 mila occupati totali, di cui 166 mila occupati indipendenti e 154 mila dipendenti. Ma nonostante la crisi, solo il 9% degli esercenti pensa di intervenire riducendo il personale per battere la crisi, proprio in difesa di quel patrimonio di conoscenze che rappresenta il valore aggiunto del settore. Per Manzoni «la situazione di crisi dell’intera filiera del settore tessile abbigliamento rischia di diventare insostenibile se il Governo non varerà in tempi veloci una politica di sostegno nei confronti della piccola e media impresa distributiva del Made in Italy. La Fismo boccia le liberalizzazioni e chiede al Governo Monti interventi strutturali, a cominciare dal sostegno allo sviluppo, ma soprattutto misure di agevolazione fiscale oltreché concreti interventi per scongiurare il paventato aumento dell’IVA che ridurrebbe ulteriormente la capacità di spesa delle famiglie».