Secondo l’indagine sui bilanci delle 111 principali aziende vitivinicole italiane effettuata dall’Ufficio studi di Mediobanca, il fatturato 2013 segnala un +4,8% contro la flessione della manifattura (-0,3%) e il lieve rialzo delle industrie alimentari (+0,3%). Stabile l’occupazione (-0,5%). Quanto alle aspettative di vendite per il 2014 il 92% prevede di non subire un calo. Gli ottimisti cadono però all’8,1% (erano il 26,8% nel 2013).
Dal gennaio 2001 l’indice di Borsa del settore vitivinicolo è cresciuto del 225,7%, ben al di sopra dei listini mondiali che hanno segnato un più modesto progresso del 61,8%. La migliore performance (ed è una conferma) dei titoli vinicoli è segnata dal Nord America (+349,9%) e dalla Francia (+103,4%) mentre in altri Paesi le società vinicole hanno reso meno della Borsa nazionale. È il caso di Australia (-33,6%), Cile (-38,2%) e Cina (-68,2%).
Il rapporto con i mercati finanziari è, invece, tradizionalmente trascurabile in Italia. Solo 4 società sono interessate alla Borsa ma in modo indiretto attraverso la quotazione della società controllante che in un solo caso assume lo status di socio industriale (Davide Campari) e nei restanti quello di investitore finanziario. In questo caso si tratta dei gruppi assicurativi Allianz (Agricola San Felice), Generali (Le Tenute Genagricola) e UnipolSai (Saiagricola). Le banche, invece, sono assenti dopo il disimpegno di Monte dei Paschi (che era in Fontanafredda, ora passata nelle mani del patron di Eataly, Oscar Farinetti).
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