Una frode quantificabile in 20 milioni di euro l’anno a partire dal 2010 è stata scoperta dagli uomini del Corpo Forestale del Comando Provinciale di Pavia e dalla Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Pavia. La frode alimentare riguarda la produzione di vino “Oltrepò Pavese Pinot grigio” DOP e “Provincia di Pavia Pinot grigio” IGP: vini di pregio molto richiesti, soprattutto dal mercato internazionale.
Il vino invece era probabilmente prodotto utilizzando uve di modesta qualità o con altri sistemi fraudolenti, attraverso la manipolazione delle dichiarazioni vitivinicole annuali presentate dalla Società “Terre D’Oltrepò” con sede a Broni e Casteggio, sempre in provincia di Pavia. Sono state eseguite 64 perquisizioni presso cantine, aziende vitivinicole, aziende agricole, fornitori di mosto concentrato rettificato (MCR), mediatori, autotrasportatori e centri di assistenza agricoli dislocati nelle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. È stata acquisita la documentazione relativamente alle vendemmie dal 2010 al 2014 e sono stati effettuati campionamenti di vino contenuto nei vasi vinari e nelle cisterne affinché l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, incaricato dalla Procura, proceda all’analisi chimico-fisica del prodotto.

Maxifrode da 20 milioni l’anno per il vino nell’Oltrepò pavese

A far scalpore è certamente l’entità della contraffazione, oltre che la sua durata. I reati ipotizzati sono frode in commercio con l’aggravante di essere perpetrata su prodotti DOP (denominazione di origine protetta) e IGP (Indicazione Geografica Tipica), falsificazione di documenti e registri, indebito percepimento di aiuti comunitari e contributi regionali. L’operazione di polizia giudiziaria è stata compiuta grazie al supporto di personale forestale proveniente dalle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche e dall’Ispettorato Generale di Roma per un totale di oltre 270 unità impiegate nei controlli sulle aziende presenti principalmente nelle colline dell’Oltrepò Pavese. La documentazione acquisita è al vaglio degli inquirenti per verificare quali aziende e società siano coinvolte nella frode. Due persone sono già state iscritte nel registro degli indagati, ma non si esclude che altri soggetti potrebbero essere coinvolti nel lucroso giro d’affari.