È sostanza psicoattiva dice la Società Italiana di Alcologia: non è etico promuoverne il consumo

“Un bicchiere di vino al giorno fa bene al cuore”: peccato che a dirlo non sia un medico ma l’esponente di Forza Italia, nonché Ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani. Da altri dicasteri è arrivata anche una citazione delle nozze di Cana pur di difendere “i meriti dei territori e del ‘saper fare’ italiano”.
Per parte sua, la “World Heart Federation”, la Federazione mondiale del cuore, nel 2022 ha ufficialmente smentito come leggenda metropolitana ogni beneficio del vino per il sistema cardiovascolare, in accordo con l’Organizzazione mondiale della sanità che a inizio del 2023 ha sentenziato che nessun livello di consumo di alcol è sicuro per la nostra salute.
Lo ribadisce in Italia Gianni Testino, presidente della Società italiana di alcologia, specializzata nello studio delle conseguenze sulla salute di vino, birre e distillati. In una lettera indirizzata al Ministero dell’istruzione che proponeva di parlare del vino a scuola, il dottor Testino specifica che «L’etanolo contenuto in tutte le bevande alcoliche è tossico, cancerogeno, teratogeno ed una droga che favorisce dipendenza in quanto sostanza psicoattiva. Di tale tipo di sostanza non è pertanto etico promuoverne un consumo consapevole fra i giovani. È la seconda causa di morte oncologica dopo il fumo di sigaretta e che favorisce oltre 200 patologie differenti, come l’ipertensione arteriosa e le aritmie, il cui rischio relativo aumenterebbe già con bassissimi dosaggi».

In generale la popolazione italiana non è esente da problemi e rischi, come confermato dalla relazione ministeriale redatta dall’Osservatorio sull’alcol: nel 2020, anno peculiare perché coinciso con la pandemia di Sars-CoV-2, nonostante le ripetute chiusure di bar e ristoranti l’isolamento ha incrementato il consumo di bevande alcoliche.
Inoltre, negli ultimi dieci anni, si è registrato un progressivo incremento del consumo occasionale e fuori dai pasti, soprattutto tra le donne e preoccupa la fascia di età traq gli 11 e i 24 anni, dove è ormai diffusa la consuetudine di bere alcolici fuori dai pasti, con una frequenza anche infra-settimanale e non limitata al solo week-end.