Dire che non si è fatto un passo avanti sarebbe ingiusto, ma è altrettanto vero che la montagna ha partorito un topolino: ben altre aspettative aveva suscitato l’annuncio, nella sede della Regione Veneto, dell nuovo marchio di tracciabilità del vetro artistico di Murano, voluto dal Consorzio Promovetro e dalla Camera di Commercio Venezia Rovigo Delta lagunare. Di positivo c’è che finalmente si è apportato contenuto tecnologico a quella che, fino ad ora, era solo un’etichetta autenticata; il limite, frutto dell’italica cultura della mediazione, è che si è scelta una tecnologia “datamatrix”,  sorta di “QRcode evoluto”, sicuramente più difficile da contraffare, ma più uno strumento di comunicazione sul prodotto, che di tutela dello stesso. Ne è esempio l’impossibilità di essere “annegato” nel vetro, ma solo di esservi apposto e pertanto asportabile (quindi sostituibile) da un’industria del tarocco, che pare, a Venezia, commercializzi, grazie alla “doppia coscienza” di tanti operatori del settore, l’80% del supposto “made in Murano”. La soluzione, in realtà, si chiama tag abbinato a sistemi a radiofrequenza, ma per Venezia, il Veneto e l’Italia questo è un pianeta ancora da scoprire. Nel frattempo si litiga su chi mette i soldi per la lotta alla contraffazione; sull’efficacia delle soluzioni si discuterà chissà quando.

Il Direttore

Fabrizio Stelluto