Dal bilancio dei primi sei mesi dell’anno compiuto, a livello nazionale, dalla Guardia di Finanza emerge, purtroppo, l’immagine di Vicenza capitale della contraffazione.
Nel campo della produzione e del commercio di falsi, fenomeni strettamente connessi all’economia sommersa ed allo sfruttamento del lavoro irregolare, dall’inizio dell’anno la Guardia di Finanza ha sequestrato 64 milioni di prodotti contraffatti con oltre 5 mila persone denunciate, di cui 50 arrestate perché affiliate ad organizzazioni criminali operanti nell’industria del falso. In 6.500 operazioni di controllo del territorio sono stati ritirati dal mercato 34 milioni di “tarocchi”, 27 milioni di prodotti pericolosi e quasi 3 milioni di falsi “Made in Italy”.
Fra le operazioni più rilevanti, “Omnia Venalia” compiuta in gennaio a Vicenza, da cui sono partite le indagini che hanno portato al sequestro di 330 mila borse ed accessori per abbigliamento contraffatti insieme alle attrezzature ed ai cliché per lo stampaggio rinvenuti in un caveau nascosto in uno degli opifici clandestini gestiti da un’organizzazione di italiani, rumeni, senegalesi e marocchini con produzione in Campania e Lombardia. I militari, partendo da Lonigo, avevano denunciato 69 persone, sequestrando i capi con marchi fasulli. Un giro da 300 mila euro al mese, con un volume d’affari da 6,5 milioni di euro l’anno, del tutto sconosciuto al fisco.

Mercato del tarocco: Zaia auspica tolleranza zero
«Dispiace leggere titoli che dichiarano Vicenza capitale di prodotti tarocchi: è un primato che non vogliamo e che speriamo sia già decaduto, e per sempre”. Così il Presidente del Veneto, Luca Zaia, ha commentato le informazioni diffuse dalla Guardia di Finanza relativamente all’operazione “Omnia Venalia”. «Sull’attività di contrasto al mercato illegale portata avanti della Guardia di Finanza la tolleranza ad ogni livello deve essere zero, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno – ribadisce Zaia – chi tollera diventa complice di un sistema malavitoso che ha ramificazioni internazionali e che provoca danni pesanti all’economia sana del paese, all’occupazione dei nostri giovani e all’erario».
«Chi produce e mette in commercio prodotti taroccati è peggio di un imbroglione – conclude Zaia – perché non inganna solo il consumatore, spesso procurandogli danni anche sotto il profilo della salute, ma dopa il nostro sistema economico: da sempre la moneta cattiva scaccia quella buona, ma senza quella buona non c’è futuro per nessuno».