Contro le etichette troppo scarne che liquidano in poche parole gli ingredienti, ma anche contro quelle talmente ricche di comunicazioni tecniche da risultare incomprensibili quando addirittura mistificanti, Slow Food lancia al Salone del gusto di Torino (25-29 ottobre) le ‘etichette narranti’.

Così sulle confezioni di alcuni Presidi Slow Food gli alimenti verranno descritti attraverso un racconto che comincia sempre dall’origine del prodotto. Anche sul concetto di ‘origine’, Slow Food aggiunge una spiegazione: “può essere il luogo di domesticazione o diversificazione di una specie; oppure il luogo di adattamento e naturale evoluzione di una varietà o di una razza; oppure ancora quello di sviluppo di una tecnica di coltivazione, di trasformazione”.

L’origine, tuttavia, è solo il primo capitolo: l’etichetta narrante dà anche informazioni sulle caratteristiche dell’ambiente e del territorio, sulle tecniche di trasformazione, sui metodi di conservazione e di commercializzazione, sulla sostenibilità ambientale, sulle caratteristiche organolettiche e nutrizionali. “Solo una narrazione autentica – afferma Slow Food – può restituire ad un prodotto il valore competitivo fondato sulla sua effettiva, autentica, differenza rispetto alla massa di quei prodotti che invece sono muniti di etichette reticenti proprio sulle questioni fondamentali”.
Le etichette narranti al Salone potranno essere lette, ad esempio, sulle paste di meliga del Monregalese (Piemonte), sulla provola delle Madonie (Sicilia), sull’agrì di Valtorta (Lombardia).