sAnche i sindaci scendano in campo e deliberinon a sostegno del vero “Made in Italy”: l’appello questa volta viene lanciato dalla Coldiretti della Basilicata in un iniziativa che potrebbe trovare emulazione in tutta Italia. La vendita di prodotti con marchi che suonano italiano ma italiani non lo sono, il cosiddetto ‘italian sounding’  ruba ogni anno all’economia nazionale 60 Miliardi di Euro ogni anno.

In un periodo in cui il governo chiede enormi sacrifici agli italiani per uscire dalla crisi, è ingiustificabile che la Simest S.p.a. (società finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero controllata dal Ministero dello sviluppo economico) investa denaro italiano per delocalizzare le produzioni e avallare l’agropirateria e la contraffazione del vero Made in Italy. Coldiretti ha già denunciato lo scandalo Lactitalia, (azienda a partecipazione statale che produce pecorino romano in Romania con latte rumeno) e la produzione e la vendita di prosciutto Parmacotto negli Stati Uniti. A pagare il danno maggiore di questo grave furto di immagine e di valore al Made in Italy, sono gli imprenditori agricoli che vedono sfumare i giusti guadagni per il lavoro profuso.

“Salvare il Made in Italy e le tipicità produttive dalla contraffazione – ha affermato Piergiorgio Quarto, Presidente Coldiretti della Basilicata – è un dovere per le istituzioni. Bisogna arginare il mancato reddito proveniente dalla contraffazione e dall’italian sounding, perchè c’è il serio rischio di continuare a perdere imprese agricole e rinnegare la nostra cultura, il nostro territorio e le nostre tradizioni. L’agricoltura lucana, come quella di tutta la penisola, è una risorsa da sfruttare non da svendere al miglior offerente.”