Se i cinesi amano il vino e la cioccolata italiana, il consumatore giapponese ama il Made in Italy agroalimentare soprattutto per la pasta. A testimoniarlo i numeri: in Cina l’export italiano ha visto l’arrivo di vini per un importo di 67 milioni di euro, in crescita record del 63 per cento; olio di oliva per 24 milioni di euro (+4 %); dolci e biscotti per 10 milioni (+20 %), pasta con 5,3 milioni (+60%) e formaggi per 2,7 milioni (+ 42%).

In Giappone l’aumentato complessivo è stato del 13 per cento, per un importo di 608 milioni di euro nel 2011. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti, in occasione della visita del presidente del Consiglio Mario Monti in Giappone, dalla quale si evidenzia che a crescere di più è stato il vino con un aumento del 19 per cento, per un valore di 121 milioni di euro. La domanda riguarda però tutti i prodotti simbolo del Made in Italy come la pasta, che mette a segno un aumento del 10 per cento, e i formaggi, con una crescita del 12 per cento. L’apprezzamento del Giappone per l’agroalimentare tricolore è confermato peraltro dalla recente operazione di investimento messa a segno della società Princes, controllata dalla nipponica Mitsubishi, che ha acquisito all’inizio dell’anno il 51 per cento della Ar alimentari, il primo produttore italiano di pomodori pelati.