Non sarà un 2016 facile per l’export del vino italiano: gli Stati Uniti dovrebbero chiudere l’anno con un incremento inferiore al +2% rispetto al 2015, il Regno Unito al contrario importerà meno vino, -9%, così come la Germania, -4%, mentre il Giappone chiuderà con una crescita vicina al +3% e solamente la Cina continuerà a correre a ritmi sostenuti pari a quasi il +20%. Queste sono le stime di Wine Monitor di Nonisma sulla base dell’andamento delle vendite all’estero nei primi mesi dell’anno. Stime che riguardano gli otto Paesi che con i loro acquisti arrivano a superare il 60% del mercato mondiale.
«In uno scenario di mercato – spiega Denis Pantini, responsabile Wine Monitor – contraddistinto da più ombre che luci, anche i vini italiani risentono di queste incertezze e battute d’arresto dove i cali sono in larga parte generalizzati e risparmiano pochi grandi esportatori». Preoccupante è la diminuzione delle importazioni di vini fermi imbottigliati, pari al 70% degli scambi mondiali della categoria, in quasi tutti i principali mercati considerati, con cali superiori al 10% nel caso del Regno Unito. Continuano invece a crescere le importazioni di bollicine, con il Prosecco in prima fila, che mettono a segno aumenti del 30% sia negli USA che in UK, a fronte di medie di mercato nettamente inferiori.

Una speranza viene dagli accordi con Canada e Vietnam
«Guardando ai singoli competitor – continua il responsabile di Wine Monitor, Denis Pantini – gli spumanti italiani crescono più dei concorrenti in tutti i principali mercati di consumo, tranne in Giappone dove Francia e Spagna ci surclassano e la nostra presenza è ancora marginale, mentre nei vini fermi andiamo peggio di Nuova Zelanda e Spagna negli Stati Uniti; peggio del Cile in UK, dove quelli sudamericani sono gli unici vini a crescere in un mercato in calo; e peggio dei neozelandesi in Canada.
In questo quadro internazionale, sconvolto da tanti fattori che nulla hanno direttamente a che vedere con il vino, assumono ancora maggiore centralità gli accordi di libero scambio che l’Unione Europea sta negoziando con i paesi terzi e che potrebbero entrare in vigore nel 2017, con benefici per l’export dei nostri vini. A cominciare da CETA e EVFTA, rispettivamente gli accordi con il Canada e il Vietnam, per i quali si attende la ratifica del Parlamento Europeo e l’entrata in vigore, per il Ceta in via provvisoria, entro aprile del prossimo anno. Si tratta di accordi che prevedono l’abolizione dei dazi a carico dei nostri vini (per il Vietnam la riduzione è pari al 50% nel primo anno fino ad arrivare all’eliminazione totale entro il settimo anno), il rafforzamento della tutela delle indicazioni geografiche e la rimozione di alcune delle barriere tecniche.