Spagna, Francia e Germania, presidente di turno Ue, vogliono rendere obbligatorio il NutriScore .

«L’Italia non proseguirà nel negoziato europeo per un testo di conclusioni del Consiglio Agrifish sulle etichettature alimentari”: l’annuncio ufficiale lo dà la Ministra delle Politiche agricole e alimentari, Teresa Bellanova.
L’ultimo capitolo della disputa tra il NutriScore, d’origine francese e sperimentato in vari Paesi tra cui, ultimamente, anche la Germania, e il Nutrinform, monocromatico studiato e proposto dall’Italia, sembra essere arrivato alla pagina conclusiva. Francia e Germania premono affinché al tavolo di discussione del 15 dicembre, il Consiglio Agrifish dei ministri agricoli dei Paesi Ue, decida l’obbligatorietà dell’etichetta nutrizionale su tutti i prodotti alimentari ed esprima la propria scelta per il sistema transalpino.
La presa di posizione dell’Italia era già stata resa nota durante l’incontro del Coreper, il comitato permanente dei capi delegazione degli Stati membri, che ha il compito di preparare i lavori dell’Agrifish. Per la Germania, nell’ultimo mese di presidenza della Ue, sarebbe un successo politico accelerare i tempi per l’adozione del NutriScore quale etichetta comune valida in tutta Europa.
Nell’agenda originaria della Commissione Ue, ci sarebbe stato tutto il 2021 per trattare e raggiungere un indirizzo comune. Non ci dovesse essere invece alcun margine di compromesso, una ipotesi era quella di escludere dall’obbligo i prodotti Dop e Igp, l’Italia è intenzionata a mettersi di traverso alla decisione comunitaria.

Il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, accusa Francia e Germania di condurre una guerra a scopo commerciale contro il Made in Italy, che non ha nulla a che fare con la salute dei consumatori.
Il fatto che il NutriScore consideri solo la percentuale assoluta di grassi, sali e zuccheri, per 100 gr di prodotto, e non della quantità contenuta in una singola porzione (come invece indica il Nutrinform), fornisce un’informazione piuttosto fuorviante.
Secondo alcune valutazioni, i cinque colori francesi penalizzerebbero alcuni prodotti come il Parmigiano o l’olio extravergine se comparati con prodotti analoghi, ma meno naturali.