Una nuova minaccia per il vero prosciutto italiano: nel commentare lo schema di decreto ministeriale che rivede la normativa sulla preparazione dei salumi, Coldiretti ha espresso una forte denuncia contro  la possibilità di usare il nome “prosciutto” per salumi ottenuti con carne di altre specie e contro la possibilità di ricorrere ad altri additivi chimici.

Il presidente di Coldiretti Padova, Federico Miotto, facendo diretto riferimento all’eccellenza del  prosciutto il Montagnana, a marchio Berico – Euganeo Dop, dichiara: «I nostri produttori sono preoccupati di fronte questo nuovo attacco al Made in Italy. Il prosciutto nostrano è danneggiato dai continui arrivi di cosce di maiale principalmente Germania, Olanda e Belgio. Si stimano oltre 40 milioni di pezzi ogni anno, pari a circa il quadruplo della produzione nazionale. E un prosciutto italiano su dieci viene prodotto in Veneto. In Veneto gli arrivi si concentrano nelle province di Padova, Treviso e Verona, le stesse che guidano la classifica in termini di allevamenti e trasformatori. Ora ci troviamo a fare i conti con una ulteriore minaccia alla qualità e alla trasparenza, che colpisce gli allevatori ma anche i cittadini consumatori».

Allarme per il prosciutto se fatto senza cosce di maiale

Preoccupazione viene espressa anche dal direttore Coldiretti Padova, Simone Solfanelli: «Ci saremmo aspettati una norma che tutelasse i nostri prosciutti e che obbligasse ad indicare la provenienza delle carni in etichetta, anche per evitare le gravi frodi che hanno segnato il settore come quella recente della carne di cavallo spacciata per manzo. Invece si cerca, tra l’altro, di aumentare dell’uno per cento il contenuto di umidità per far pagare l’acqua come la carne ai consumatori sulla base di considerazioni tecniche del tutto opinabili. È certo invece che chiamare prosciutto un salume senza carne di maiale, nonostante le specifiche, resta forviante perché del tutto estraneo alla cultura alimentare italiana. Sostenere una politica che riduce i parametri di qualità dei nostri prodotti più tradizionali significa abbattere il livello di competitività del Made in Italy sui mercati nazionali ed estero ma anche attentare alle garanzie di scelta informata dei consumatori e al futuro degli allevatori italiani. Non staremo certo a subire in silenzio questo nuovo attacco alla qualità della nostra migliore tradizione”.