Ad oggi, la bilancia commerciale agroalimentare dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti ha un attivo che tocca gli 8 miliardi di euro. Ma il cosiddetto “accordo di libero scambio tra Europa e Stati Uniti”, in TTIP, ha un obiettivo dichiarato: quello di riequilibrare questa bilancia commerciale agroalimentare tra i due blocchi dell’Atlantico ed arrivare rapidamente al pareggio. A tutto danno dell’Europa e delle singole nazioni produttrici, Italia in Primis.

Secondo il modello previsionale del Dipartimento dell’agricoltura statunitense, divulgato nel rapporto “Agriculture in the Transatlantic Trade and Investment Partnership: Tariffs, Tariff-Rate Quotas, and Non-Tariff Measures” del novembre 2015, questo disavanzo dell’economia statunitense si ridurrà a 0,1 miliardi di euro. I prodotti americani che più beneficerebbero del TTIP sono la carne (+965%), il latte in polvere (+900%), il formaggio (+987%), ma soprattutto il pollo (+33.500%) e il maiale (+4.000%). Secondo i redattori del rapporto, Jayson Beckman, Shawn Arita, Lorraine Mitchell e Mary Burfisher, l’Unione Europea non starebbe facendo gli interessi delle piccole e medie aziende, che rappresentano il 99% del mercato perché, nella forma in cui è stato proposto, il TTIP rafforzerebbe la posizione delle grandi aziende agricole alimentari che già riescono ad aggirare le barriere commerciali dislocando i propri centri di produzione.