È stato il monumentale Palazzo della Gran Guardia di Verona, antistante l’Arena, ad ospitare la due giorni di “Anteprima Amarone 2009”. L’appuntamento ha visto la presenza di 55 cantine della Valpolicella e di oltre 200 giornalisti, la maggioranza di testate internazionali. Protagonista un vino che muove un giro d’affari di 340 mila euro, «patrimonio del Veneto e una bandiera del Made in Italy nel mondo» come lo ha definito il ministro delle Politiche Agricole Mario Catania.
A organizzare la due giorni veronese, il Consorzio Valpolicella che attualmente rappresenta circa l’80% della filiera. Ne restano fuori, al momento, 22 cantine tra le quali alcune delle più blasonate che sono invece associate alle “Famiglie Storiche” dell’Amarone. La denominazione produce in totale circa 60 milioni di bottiglie, di queste circa un quarto sono di Amarone della Valpolicella. L’export rappresenta per l’Amarone circa l’80% delle vendite. I principali Paesi importatori sono quelli del Nord Europa e del Nord America, Germania e Svizzera, ma si stanno aprendo Russia, Cina, Singapore e altri Paesi dell’estremo Oriente.

Sua maestà l’Amarone: l’80% destinato al mercato estero
Qualche numero sull’entità, ed il valore, del fenomeno Amarone per l’economia della Valpolicella ed in generale per il Made in Italy nel mondo. La produzione di uva 2012 supera gli 820 mila quintali totali, dei quali circa 300 mila avviati all’appassimento per la produzione di Amarone e Recioto della Valpolicella. Gli ettari vitati attuali sono quasi 7.000, ma dall’agosto 2010 è in vigore il divieto di nuovi impianti, i cui effetti si vedranno nei prossimi anni, permettendo così di mantenere la remuneratività della produzione. Il valore fondiario del terreno a vigneto Valpolicella nelle zone più vocate di collina ha raggiunto i 50 euro/mq e le aziende viticole del comprensorio sono circa 4.000, per la maggior parte a conduzione familiare. Circa il 30% dei produttori di uva conferisce a privati, mentre il 40% è socia delle 7 cooperative esistenti sul territorio. Le cooperative trasformano il 50% delle uve; il 25% viene trasformato dalle aziende che le producono, il resto viene venduto sul mercato. Le imprese imbottigliatrici sono 272. I fruttai per l’appassimento sono circa 400.