Il vino, che fa parte della cultura dei Paesi del Mediterraneo da almeno 2.000 anni, sta per diventare ufficialmente patrimonio culturale in Francia. La proposta del senatore Roland Corteau è già passata al vaglio della Commissione governativa ed ora manca solo il voto del Senato (che peraltro aveva espresso una bocciatura nel 2012).
Frattanto in Italia una nuova varietà di uva, dal dna finora mai censito, va ad arricchire il patrimonio dei vitigni autoctoni italiani: si chiama “Spigamonti”, dal nome della località in cui si è stata individuata, nei pressi di Montecchio di Negrar, in provincia di Verona, a 450 metri d’altezza, in un vigneto appartenente a un socio viticoltore della cantina Valpolicella Negrar.
A siglare l’entrata di Spigamonti nel “gotha” dei vigneti italiani, la registrazione avvenuta a fine gennaio 2014 nell’elenco delle varietà di uve da vino ammesse dalla Regione Veneto alla coltivazione nella provincia di Verona. «Si tratta – spiega Daniele Accordini, enologo e direttore di Cantina Valpolicella Negrar – di un importante recupero di quell’enorme patrimonio viticolo di vitigni ormai dispersi, oltre 200 varietà a bacca rossa, che Luigi Sormanni Moretti (1834-1908) evidenziava nella sua “Monografia su la Provincia di Verona” già a fine ‘800».
La Spigamonti è un’uva unica e particolare, che si è rivelata ottima per l’appassimento e per la produzione di ‘Amarone’. Conclude Accordini: «vista la possibilità di inserire un 10% di vitigni classificati autoctoni, lo Spigamonti darà ai nostri vini una maggiore unicità e irripetibilità».