Torna di moda la ‘sgnapa’, prodotto tradizionale dell’arte distillatoria trentina ottenuta da vinacce miste locali, mentre vanno nel dimenticatoio le grappe alla frutta. Il dato è emerso nel corso di un incontro a Roma promosso dall’Istituto tutela Grappa del Trentino.

Giuliano Pisoni, distillatore nella sua storica azienda familiare con sede a Pergolese, in provincia di Trento, spiega: «Il consumatore di grappa trentina, spesso una donna, è sempre più acculturato e chiede dapprima grappa da monovitigno, con uve Teroldego, Nosiola e Marzemino. Ma c’è un ritorno alla tradizionale ‘sgnapa’ purché d’autore, firmata cioè da un distillatore di fiducia. Prevale quindi la mano, e lo stile del singolo produttore sulla materia prima, le vinacce da uve tipiche, che in Trentino si dà per scontato siano di qualità. Il mercato insegue cioè l’arte distillatoria, non tanto il singolo vitigno come invece avviene per i vini monovarietali». Un mercato che è sempre più estero: «Negli Usa – ha sottolineato ancora Pisoni – è la grappa trentina ad aver aperto il mercato del vino Trentodoc. Per i giovani, tuttavia, è quasi impossibile aprire una distilleria. È un settore schiacciato dal fisco e dagli oneri burocratici tra depositi fiscali e accise, oltre ad essere tradizionalmente rappresentato da aziende familiari».