“L’impronta ambientale dei prodotti”: questo il titolo del convegno organizzato a Milano da Legambiente, in collaborazione con IEFE-Bocconi e Ambiente Italia e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Rete Cartesio. In un momento di stallo dei negoziati internazionali per il controllo delle emissioni inquinanti, il convegno ha posto al centro della discussione le etichette ambientali di prodotto, strumenti per fare in modo che la scelta del consumatore possa basarsi sia sul prezzo del prodotto che sul suo reale costo ambientale.
Molte sono le esperienze maturate in Europa. Per quanto riguarda lo scenario italiano nel corso del convegno sono stati illustrati l’esperienza di Legambiente con l’Etichetta per il clima, fondata sull’analisi delle emissioni dei gas climalteranti di prodotti e servizi, e il progetto promosso dal Ministero dell’Ambiente per la valutazione dell’impronta ambientale dei sistemi e dei modelli di produzione.
«Sono sempre più numerosi i cittadini – ha sottolineato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – che presterebbero attenzione ad un indicatore sintetico, un voto, un giudizio sulle conseguenze ambientali delle proprie scelte di consumo e della fruizione di servizi. Le aziende si assumano quindi la responsabilità di misurare l’impatto dei propri prodotti e di dichiararlo in un modo verificabile. Così i cittadini che scelgono sulla base di tali dichiarazioni saranno consapevoli delle conseguenze ambientali che li coinvolgono. In questo modo, le aziende sono stimolate ad innovare le produzioni per renderle più sostenibili e i cittadini a cambiare consumi e stili di vita. È questa la green economy in cui crediamo».