Comprano il falso anche se sono consapevoli dei danni che produce al sistema economico italiano .

Nel veneziano, in media, un terzo circa dei consumatori è attratto dal fascino del tarocco, con punte del 62% per la moda e del 41% per alimentari e bevande: lo rileva l’annuale ricerca di Confcommercio-Impese per l’Italia –Format Research. I fenomeni illegali (contraffazione, abusivismo, pirateria, corruzione) sono una vera e propria “impresa criminale”, il cui “fatturato” si riflette specularmente sulle imprese con un danno economico rilevante: per il solo settore del terziario di mercato, in particolare commercio e pubblici esercizi, si tratta di un danno pari a oltre 30 miliardi di euro.
Il dato emerge dall’annuale analisi che, grazie alla collaborazione con Format Research e le associazioni territoriali, Confcommercio Imprese per l’Italia ha presentato in occasione della “Giornata Legalità ci piace!”, giunta nel 2019 alla sua settima edizione.
L’indagine, realizzata tra l’8 ed il 22 ottobre 2019, è stata effettuata su un campione statisticamente rappresentativo dei consumatori italiani (quasi 3.400 soggetti) e delle imprese del terziario di mercato (1.500 casi).

Per la maggior parte dei consumatori di Venezia l’acquisto di prodotti o servizi illegali è sostanzialmente legato alla possibilità di fare un “buon affare” (66,9%, in linea con il dato nazionale del 68%) e perché non “si dispone di denaro sufficiente” (65%, leggermente inferiore al 70% del dato nazionale). L’identikit del consumatore “illegale” a Venezia è in prevalenza quello di un uomo (67,1%) dai 35 ai 44 anni, con un livello d’istruzione medio (60,5%), è soprattutto impiegato, pensionato, operaio (70,7%).

Solo un misero 47,2% degli imprenditori veneziani ritiene che la propria attività sia molto o abbastanza danneggiate dall’illegalità; un percentuale che è ben al di sotto di quella registrata nel Nordest (62,4%) e della media nazionale (Italia 66,7%). In generale, mentre contraffazione e abusivismo solo nel 26,7% dei casi a Venezia sono accusati della riduzione dei ricavi e del fatturato (44,4% nel Nordest, 37,8% in media nazionale) i veneziano lamentano soprattutto la perdita di “appeal” dei prodotti e servizi con un 13,5%, rispetto al resto d’Italia (6,6%) e al Nord Est (5,3%).