Sì, si scrive con la ‘u’: è un po’ vetusta per gli italiani, ma la dizione riportata nella decisione del Comitato di governo dell’Unesco è proprio ‘piazzaiuoli’. Perché, dopo otto anni di negoziati internazionali, il voto unanime del Comitato, a Jeju in Corea del Sud, non ha decretato la ‘pizza’ quale patrimonio dell’umanità (come hanno semplificato i titoli degli organi di informazione), ma l’intera “arte del pizzaiuolo napoletano”.
Si legge nella decisione finale: «il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da palcoscenico durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare ‘Pizzaiuolo’ rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale».

Tutta la pizzeria è stata ritenuta protagonista di una ‘sceneggiata’ dalle profonde radici culturali

Ovvio l’entusiasmo, dopo otto anni di trattative, degli esponenti del Governo: «Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo», sottolinea il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina; «Un riconoscimento per Napoli e l’Italia intera» gli fa eco il Ministro per i beni culturali, Dario Franceschini.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha premiato così il lungo lavoro ministeriale svolto dal 2009 con il supporto delle Associazioni dei pizzaiuoli e della Regione Campania. È stato superato il pregiudizio di quanti vedevano in questa antica arte solo un fenomeno commerciale e non una delle più alte espressioni identitarie della cultura partenopea. Il dossier della candidatura e la delegazione sono stati coordinati dal professor Pier Luigi Petrillo.