Il campionamento delle foglie, analizzate nel laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche, ha confermato l’origine transgenica del mais coltivato in un terreno di Guarda Veneta in provincia di Rovigo. Si tratta del Mon810, la più nota delle varietà transgeniche prodotta dalla multinazionale Monsanto: il terreno è stato sequestrato e la piantagione è stata distrutta, poiché la coltivazione Ogm è vietata nel nostro Paese da uno specifico decreto governativo, confermato anche dal Consiglio di Stato.
Il caso è stato oggetto di interventi molto polemici in Consiglio Regionale: «Chi si riempie la bocca parlando di indipendenza del Veneto e rivendica la paternità del Tiramisù, deve sapere come è fatta la polenta che mangia: la scoperta della piantagione di mais Ogm in Polesine è un fatto gravissimo» ha dichiarato la Capogruppo del Pd, Alessandra Moretti. «La nostra agricoltura – ha proseguito – per essere competitiva non può prescindere da un ‘patto’ con i consumatori, con prodotti di qualità ottenuti rispettando ambiente e biodiversità, entrambi messi a rischio dalle coltivazioni Ogm». La consigliera regionale Patrizia Bartelle, M5S, sostiene che «solo gli ingenui possono credere che la multinazionale Monsanto perda tempo a spedire un carico di sementi per soli sei ettari a uno sconosciuto coltivatore di Guarda Veneta: ciò che è accaduto potrebbe essere solo la punta dell’iceberg».
Andrea Zanoni, Pd, ha presentato una interrogazione nella quale chiede alla Giunta “quali azioni amministrative, di monitoraggio e di vigilanza intenda avviare sul territorio regionale per individuare eventuali altre coltivazioni illegali di Ogm al fine di disporne la distruzione, evitando possibili contaminazioni ambientali nelle colture tradizionali e biologiche”.