Per la crescita già in atto c’è bisogno di nuovi lavoratori che però siano adeguatamente formati

Le recenti previsioni sul manifatturiero italiano mostrano un recupero molto più rapido del previsto, rispetto al calo del fatturato del 2020. Il settore, infatti, si appresta a recuperare quanto perso durante la pandemia già dai primi mesi del prossimo anno.
Stesso trend per il settore agroalimentare”, sottolinea in una nota Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, che sottolinea come il comparto lo scorso marzo 2021 registrasse, a parità di giornate di calendario, un aumento del +8,5% sullo stesso mese dell’anno precedente.
«Le previsioni positive – sottolinea il consigliere delegato di Filiera Italia – sono da mettere in relazione anche ad una ulteriore crescita dell’export agroalimentare che lo scorso anno nonostante la crisi ha superato il valore record di 46 miliardi di euro”. E le stime sull’export agroalimentare vedono il comparto in crescita anche nel 2021, nonostante i risultati non brillanti dei primi mesi per le difficoltà logistiche registrate.
Una tendenza positiva a cui secondo l’Istat si associa un mercato del lavoro che comincia a mostrare moderati segnali di miglioramento.

«Appare indubbiamente eccessiva l’enfasi posta alla fine del divieto di licenziamento nei prossimi mesi – sottolinea Scordamaglia – il problema concreto sin da subito non sarà quello di dover eliminare risorse in eccesso, quanto piuttosto trovare risorse adeguatamente formate che accompagnino la crescita e l’innovazione del settore.
Il settore alimentare avrà bisogno di trovare almeno 40.000 nuovi addetti nei prossimi 4/5 anni, figure che diventa sempre più difficile reperire soprattutto nelle regioni in cui si concentra la produzione. Prioritario quindi attivare al più presto moduli formativi innovativi, cosa che come Filiera Italia stiamo concretamente facendo, e politiche attive strutturate o la carenza, non l’eccesso, di manodopera potrà rappresentare il vero punto debole della nostra crescita futura».