Almeno 10 milioni di persone rischiano l’assoluta povertà in Africa mediterranea e sub sahariana

Un drammatico l’allarme, del quale nessuno può ignorare la gravità, è stato lanciato dalla Segretaria del Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen: «Alcuni Paesi e regioni, che erano già in condizioni di insicurezza alimentare e di emergenza, stanno ora affrontando ulteriori aumenti dei prezzi e interruzioni delle forniture di cibo, carburante e fertilizzanti importati. Le prime stime suggeriscono che almeno 10 milioni di persone in più potrebbero essere spinte nella povertà nell’Africa sub-sahariana solo a causa dell’aumento dei prezzi del cibo».
L’intervento di Janet Yellen, tenuto in forma ufficiale durante l’evento promosso dalla FAO “Tackling Food Insecurity: The Challenge and Call to Action”, ha fatto un specifico riferimento alla «distruzione da parte della Russia dell’economia ucraina e delle sue infrastrutture». Spiega la Segretaria del Tesoro Usa che l’invasione russa dell’Ucraina rappresenta «un fattore chiave che influenza i prezzi globali delle materie prime. La guerra esaspera ulteriormente le preesistenti pressioni sui prezzi e sull’approvvigionamento alimentare».
Alle ‘preesistenti pressioni sui prezzi’ fa riferimento anche il commento che sulla materia è stato espresso in Italia da Coldiretti: l’organizzazione agricola sottolinea che l’aumento dei prezzi alimentari nei Paesi più ricchi “provoca inflazione e mancanza di alcuni prodotti, ma anche gravi carestie nei Paesi meno sviluppati che sono dipendenti dalle importazioni”.

Secondo le stime Coldiretti, a causa della guerra rischia di venire a mancare sul mercato oltre un quarto del grano mondiale con Ucraina e Russia che insieme controllano circa il -28% degli scambi internazionali, il -16 % degli scambi di mais per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e il -65% degli scambi di olio di girasole.
I cereali, che sono alla base dell’alimentazione in molti Paesi, sono aumentati in un anno del +37% con il grano che ha raggiunto le quotazioni registrate negli anni delle sanguinose rivolte del pane che hanno coinvolto molti Paesi a partire dal nord Africa come Tunisia, Algeria ed Egitto, quest’ultimo tutt’oggi il maggior importatore di grano al mondo.