«Confidiamo che questo decreto possa porre un argine alle speculazioni sterili e strumentali che la nostra industria ha subito e continua a subire sulla leggenda del pomodoro cinese sulle tavole degli italiani». Giovanni De Angelis, dg di ANICAV, l’associazione degli industriali delle conserve alimentari, esprime tutta la propria soddisfazione per il decreto interministeriale firmato dal Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, e dal Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda.
Dopo latte, pasta e riso arriva infatti anche l’obbligo di indicazione dell’origine dei derivati del pomodoro: in etichetta dovrà essere indicato dove viene coltivato il pomodoro e dove viene trasformato. La formula è sempre la medesima e quindi dovranno essere utilizzate le diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Se tutte le operazioni avvengono in Italia, si può utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”. Anche in questo caso la sperimentazione avrà una durata di due anni, sarà valida in Italia e si lavorerà perché venga in futuro recepita in Europa.

Il Ministro Martina auspica che l’Europa recepisca l’orientamento italiano sull’origine in etichetta

I più contenti per questo decreto sono gli industriali di ANICAV che da tempo si lamentano di essere vittime di false notizie sull’importazione dalla Cina di stratosferici quantitativi di pomodoro.
«Salutiamo positivamente l’avvenuta sottoscrizione del decreto sull’etichettatura obbligatoria di origine anche per i derivati del pomodoro – dichiara Antonio Ferraioli, presidente di ANICAVIl decreto sembra condividere a pieno la nostra posizione formalizzata nelle “Linee di indirizzo sull’etichettatura d’origine dei derivati del pomodoro” approvate all’unanimità nel corso dell’ultima Assemblea dei soci dello scorso giugno. L’indicazione di origine in etichetta completa il percorso già avviato dalle aziende ANICAV in materia di trasparenza e sicurezza alimentare, rendendo obbligatorio ciò che volontariamente, nella quasi totalità dei casi, le imprese già fanno indicando sull’etichetta la provenienza italiana del pomodoro».