Lo chiedono i consumatori: non basta cambiare le confezioni, serve attenzione al welfare sociale

Cikis, società che aiuta le aziende della moda ad attuare strategie e piani operativi sostenibili, ha indagato un campione di 100 aziende italiane, 47 brand e 53 aziende della filiera con un fatturato superiore al milione, per misurarne la propensione alla sostenibilità.
Il report conclusivo “Moda e Sostenibilità” restituisce un quadro sostanzialmente positivo con l’89% delle aziende che dichiara di investire in sostenibilità e, soprattutto, con un aumento del +45% in più rispetto al 2020 dei soggetti che hanno intrapreso questa strada.
Per certi versi una strada ‘quasi’ obbligata visto che i consumatori, secondo tutti gli esperti di mercato, hanno sviluppato una maggiore sensibilità al tema della sostenibilità, così che la veloce crescita degli investimenti nell’ambito della sostenibilità si deve soprattutto all’aumento di richieste da parte dei compratori.
Ben il 53% delle aziende intervistate dichiara di investire in sostenibilità per ragioni di competitività, e circa il 20% per rispondere alle richieste dei consumatori.

Quello ambientale non è l’unico aspetto rilevante: sempre più, da parte dei consumatori l’attenzione ricade anche sugli aspetti sociali della produzione e alle aziende viene richiesto di attestare le azioni condotte per garantire la tutela delle persone e il welfare aziendale. Un tema che ha molta presa anche tra le stesse aziende ed il numero di quelle che ha dichiarato di essere impegnata a lavorare sugli aspetti sociali della produzione è aumentato in un anno del 150%.
«Il cambiamento di packaging e di comunicazione – spiega Serena Moro, Founder di Cikisse non associato ad altre misure, ha scarso peso sull’impatto ambientale complessivo. Tant’è che quest’anno nessuna azienda ha dichiarato di aver implementato esclusivamente questa misura».