Gli Stati membri invitati ad adottare facilitazioni fiscali per riuso e riparazione degli abiti .

Promuovere prodotti tessili che durino di più e modelli di business eco-compatibili che siano conformi agli standard dell’economia circolare. Questi gli obiettivi della Commissione europea ribaditi nella nuova strategia per un settore tessile sostenibile e circolare.
Ogni anno nell’Ue vengono gettati circa 5,8 milioni di tonnellate di tessuti, l’equivalente di 11 chilogrammi di materiale a persona, e ogni secondo nel mondo un camion carico di tessuti viene buttato in discarica o incenerito. D’altronde, la produzione tessile globale è quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2015 e si prevede che il consumo di abbigliamento e calzature aumenterà del +63% entro il 2030, dagli attuali 62 milioni di tonnellate a 102 milioni di tonnellate entro la fine del decennio.
Il settore tessile e dell’abbigliamento è particolarmente significativo sul piano economico per la Ue. L’industria tessile conta oltre 160 mila aziende, impiega 1,5 milioni di persone e nel 2019 ha generato un fatturato di 162 miliardi di euro. Gli interventi annunciati dalla Commissione includono nuovi requisiti di progettazione eco-compatibile per i tessili, informazioni più chiare da fornire al consumatore tramite un passaporto digitale del prodotto e un regime obbligatorio di responsabilità estesa del produttore.
Si prevede inolotre l’introduzione di misure per contrastare il rilascio involontario di microplastiche dai tessuti, garantendo l’accuratezza delle dichiarazioni ecologiche e promuovere modelli di business circolari, compresi i servizi di riutilizzo e riparazione. Al contempo gli Stati membri vengono incoraggiati ad adottare misure fiscali favorevoli per il settore del riutilizzo e della riparazione.

«Abbiamo tutti degli abiti che portiamo raramente e al momento c’è davvero un consumo eccessivo di tessili – ha denunciato il vice presidente della Commissione europea, Frans Timmermans Io non sono una persona che segue le mode, ma anche nella mia famiglia si comprano tanti vestiti. Poi non sappiamo più dove metterli, ad esempio quando crescono i bambini. I tessili possono essere riciclati e rivenduti. E questo dev’essere stimolato. Anche l’industria del tessile deve diventare più sostenibile, anche socialmente».