Organizzato da Coldiretti in collaborazione con l’Accademia Italiana della Vite e del Vino, l’Associazione “Le Malvasie nel Mediterraneo” e il Cra-Vit di Conegliano si è svolto nella sede della Camera di Commercio di Venezia un convegno accademico sul rilancio di vini straordinari come le Malvasie, la cui storia si intreccia con quella della Serenissima Repubblica. Il convegno, ha ripercorso la storia di questi antichissimi vitigni che Venezia aveva voluto individuare non tanto per il vino che ne derivava ma per la loro provenienza: da Monenvasia (Grecia) quindi dal Peloponneso.

Un vino liquoroso, ambrato, dolce e aromatico che si diffuse grazie agli esperti navigatori veneziani in molte località della Grecia e nel bacino del Mediterraneo trovando dimora fino alle Canarie. La Repubblica Serenissima adottò una complessa legislazione vinicola che disciplinava le importazioni e ne controllava la provenienza tanto era ricercata e commercializzata sia la pianta, sia il vino prodotto. «Non esiste un prototipo di malvasie – afferma Angelo Costacurta, dell’Accademia Italiana della Vite e il Vino – infatti quando si sono diffuse il concetto di varietà non esisteva ancora, mentre esisteva quello di vino che derivava da un insieme di varietà prodotte in una certa zona. Nonostante questo si è ora in grado di individuare un certo numero di vitigni che per le loro caratteristiche possono definirsi Malvasie. In Italia sono una quindicina».

L’antico vitigno della Malvasia, nuova sfida produttiva per il Veneto

«Il compito dell’associazione “Le Malvasie nel Mediterraneo” – spiega l’arch. Gherardo degli Azzoni Avogadro, Conte di Malvasia che la presiede – è proprio quello di rilanciare nel Mondo il consumo delle Malvasie, portando il consumatore ad assaporarne e riconoscerne il gusto insieme al grande patrimonio culturale e storico che lo caratterizza». Non solo Prosecco, quindi come recitava il titolo del convegno al quale ha partecipato un folto pubblico, composto sì da produttori, ma anche da semplici appassionati della storia veneziana.

«Un nuovo obiettivo anche per la viticoltura veneta – afferma il presidente di Coldiretti Veneto, Giorgio Piazza – Qui si può pensare di incardinare, su questo antico vitigno, una proposta di tipo moderno poiché nulla è più potente a livello commerciale di un prodotto che oltre ad avere una grandissima qualità e gradevolezza possa raccontare un percorso di centinaia di anni, e questo interessa molto al consumatore di oggi. Questo sarà dunque uno stimolo per la parte tecnica e produttiva facendo sì che questo vitigno dal grande racconto possa diventare una freccia in più dell’arco dell’eccezionale viticoltura veneta”.