Con la metà di dicembre è entrata ufficialmente in vigore la nuova normativa europea che riguarda le etichette dei prodotti alimentari: la reclamizzazione di virtù salutistiche di un cibo potrà essere realizzata soltanto se riconosciuta come sicura e affidabile. E la sicurezza e l’affidabilità delle promesse in etichetta verranno accertate dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (meglio nota con la sigla Efsa) e da una approvazione successiva della Commissione Europea.

L’obiettivo di Bruxelles è quello di far uscire dal mercato tutte quelle espressioni non scientificamente comprovate e fuorvianti per i consumatori: ricordiamo ad esempio le etichette che associano la riduzione di colesterolo ai minori grassi saturi di un alimento oppure l’utilità della generica assunzione di calcio per mantenere in salute le ossa. Ma i casi sono ancora più frequenti e talmente bombardanti le frasi pubblicitarie che alcuni consumatori (spettatori televisivi) hanno comunque assunto per certo quanto ancora non dimostrato. Citiamo allora anche il the verde e il suo presunto effetto di normalizzazione della pressione arteriosa oppure tutte le miracolistiche virtù attribuite dalla vox populi alla pappa reale.
Sia detto che Efsa e Commissione europea hanno fin qui cancellato molte espressioni non adeguatamente accertate, così come altre sono state effettivamente riconosciute valide. Quel che deve essere certo per i consumatori e che quanto riportato in etichet