Coldiretti ha stilato il bilancio di due anni di chiusura delle frontiere della Russia per frutta e verdura, formaggi, carne, salumi e pesce provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia. Le esportazioni del Made in Italy sono scese al minimo da almeno un decennio con una perdita stimata nei due anni di 7,5 miliardi rispetto ai valori precedenti l’embargo.
La guerra commerciale ha interrotto bruscamente una crescita travolgente delle esportazioni agroalimentari italiane verso la Russia, che nei cinque anni precedenti il blocco erano più che raddoppiate in valore (+112%). In termini quantitativi nel corso dei due anni di embargo, stima Coldiretti, sono stati “respinti” dalle frontiere russe 39,4 milioni di chili di mele italiane, soprattutto della varietà Granny Smith dal colore verde intenso e sapore leggermente acidulo; 29,5 milioni di chili di uva da tavola; 29,9 milioni di chili di kiwi; 2,8 milioni di chili di Parmigiano Reggiano e Grana Padano; 14,2 milioni di chili di pesche e nettarine; 85mila prosciutti di Parma e San Daniele a denominazione di origine. Il presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo, sottolinea che «si tratta di un costo insostenibile per l’Italia e l’Unione Europea dove sono crollati i prezzi dei prodotti che venivano tradizionalmente esportati in Russia provocando una crisi senza precedenti in settori sensibili come ad esempio quello del latte.

…e l’italian sounding minaccia l’immagine italiana sul mercato

Le sanzioni occidentali alla Russia, per la vicenda legata al destino della Crimea, e la reazione del Governo Putin non solo ha bloccato le importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia, ma ha provocato anche un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati. Dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”; dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande; dalla mortadella Milano al Parmesan.
“In effetti – rileva Coldiretti – alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy. L’agroalimentare è l’unico settore a essere colpito direttamente dall’embargo totale sancito dalla Russia, ma al divieto di accesso a questi prodotti si sono aggiunte le tensioni commerciali che hanno ostacolato di fatto le esportazioni anche negli altri settori, dalla moda fino alle auto, in cui era tradizionalmente forte la presenza italiana. Solo nel settore del tessile, abbigliamento accessori e pelli la perdita dovuta al calo delle esportazioni è stata – precisa Coldiretti – di circa 2 miliardi nel biennio mentre per i mezzi di trasporto il taglio è stato attorno ai 1,2 miliardi nello stesso arco di tempo”.