Il Piano Strategico Nazionale 2019-2020 appena approvato dal Consiglio Nazionale Anticontraffazione identifica per il biennio in corso cinque sfide: contraffazione online; sistematizzazione della normativa; rafforzamento dei presidi territoriali ed enforcement; tutela dei marchi e delle Indicazioni Geografiche sui mercati esteri e sensibilizzazione.
I dati ufficiali a disposizione del Consiglio risalgono appena al 2016 quando il commercio mondiale di prodotti contraffatti che violano i marchi registrati italiani ammontave a 31,7 miliardi di euro ed era a 12,4 miliardi il valore delle importazioni di prodotti contraffatti in Italia. «Da sole le imprese – ha detto Mario Peserico, presidente Indicamnon possono affrontare e contrastare efficacemente la contraffazione: hanno bisogno di avere al loro fianco i diversi intermediari, da coloro che definiscono gli algoritmi per indicizzare articoli e proposte di acquisto on-line, fino alle società che si occupano della spedizione e della consegna di merci anche illegali e degli operatori che consentono i pagamenti».

I consumatori non hanno strumenti sufficienti per capire se un prodotto in vendita online è contraffatto

Spesso i consumatori sono convinti di comprare originale: il 40% di chi si è imbattuto in un prodotto falso in realtà ha fatto shopping pensando che fosse originale. Il che non può che avere ripercussioni anche sull’immagine e sulla reputazione dei brand.
«Secondo un recente rapporto definito dal Politecnico di Milano insieme a Netcomm, nel 2018 sarebbero stati effettuati nel mondo acquisti online per 2.500 miliardi di euro – prosegue Peserico – Sono numeri che dimostrano come il commercio elettronico faccia bene alle aziende se, però, avviene in un ambiente protetto per quanto riguarda i diritti e il copyright, un ambiente protetto per i consumatori e per le imprese. Perché sicuramente una parte non indifferente dei 2.500 miliardi di acquisti ha riguardato prodotti contraffatti, senza magari che il consumatore ne sia stato a conoscenza».