L’etichettatura nutrizionale degli alimenti proprio perché è fondamentale per la tutela della salute dei cittadini, non può essere banalizzata in modo riduttivo, secondo una logica digitale: buono/cattivo. E’ quanto sostiene, in polemica con il ‘semaforo’ inglese, la Cia, Confederazione italiana agricoltori, che ha espresso la propria preoccupazione relativamente all’obbligatorietà, dal 2016 in tutta Europa, dell’etichettatura nutrizionale, vale a dire l’indicazione corretta dei principi nutritivi e del relativo apporto calorico riportata sull’etichetta di ogni prodotto alimentare.
Il tema è diventato oggetto di una mozione presentata da Paola Binetti (UDC) che scrive: «ha destato molte critiche e disapprovazioni la raccomandazione?inglese diffusa nel mese di giugno con la quale il governo britannico ha introdotto il regime volontario cosiddetto “a semaforo”, di etichettatura nutrizionale che classifica gli alimenti con il verde, il giallo o il rosso, sulla base del contenuto di sale, zucchero, grassi e grassi saturi presente in 100 grammi di prodotto. Lo schema inglese si basa sulla schedatura degli?alimenti: verde uguale cibo “buono”, rosso uguale cibo “cattivo”, mettendo a rischio i prodotti di qualità e non considerando il fatto che non esistono cibi buoni o cattivi, ma solo regimi alimentari corretti o scorretti».
A questo proposito la deputata nella mozione chiede al governo di impegnarsi affinché vengano rispettati i criteri stabiliti dalla Ue e a diffondere tramite puntuali campagne informative, l’importanza?di una dieta varia ed equilibrata insieme ad una regolare attività fisica esprimendo contrarietà a qualsiasi sistema di etichettatura alimentare basato su approcci che tendono a confondere i consumatori.