I consumi alimentari degli italiani sono fermi a dieci anni fa ma intanto il settore è cresciuto

I consumi privati rappresentano il 60,7% del Pil, ma sono rimasti fermi negli ultimi 10 anni: se l’Italia vuole tornare a crescere deve rilanciarli, a partire dai consumi alimentari che pesano il 23,2% sul totale del mercato e il 14,1% del Prodotto interno lordo per un valore di quasi 243 miliardi di euro. È questo uno dei 10 messaggi chiave, rivolto al mondo della politica, che si legge nell’ultimo rapporto “The European House – Ambrosetti” che ha condotto uno studio, per il 6° anno consecutivo, dedicato alla filiera agroalimentare estesa in Italia.
Nello studio si analizza la creazione e la ripartizione del valore della filiera in cinque comparti: agricoltura, industria di trasformazione, intermediazione, distribuzione e ristorazione. Dall’analisi emerge che la filiera agroalimentare genera un fatturato pari alla somma del Pil di Norvegia e Danimarca, ovvero di 538,2 miliardi di euro, di cui 41,3 miliardi sono realizzati con l’export, un valore aggiunto di 119,1 miliardi (4,3 volte le filiere automotive e arredo e 3,8 volte la filiera dell’abbigliamento) e sostiene 3,6 milioni di occupati (il 18% del totale degli occupati in Italia), con 2,1 milioni di imprese.
Dai dati risulta evidente che la dinamica agroalimentare dell’ultimo ventennio è positiva: dal 2000 ad oggi c’è un +39,9% nel fatturato, +33,4% di valore aggiunto, +11,2% negli occupati e +144,2% per export. Dati di gran lunga migliori del resto del Paese: +2,9% Pil, +10,2% occupati, +65,4% export dell’industria manifatturiera.

Un dato particolarmente importante per il ‘sistema Italia’ viene dalla conferma che la filiera agroalimentare stimola collaborazioni virtuose con le Pmi dell’industria di trasformazione alimentare, e lo fa attraverso la Marca del Distributore (Mdd): le imprese, che producono più prodotti a marchio per unm valore superiore alla metà del proprio fatturato), hanno aumentato i ricavi tra il 2013 e il 2017 in media di 6,1 milioni di euro per azienda, rispetto a 5,7 milioni dei copacker con minor quota di prodotti a marchio. Infine lo studio sottolinea che la filiera agroalimentare estesa è il settore economico del Paese con la maggior propensione all’investimento: 10,8 miliardi di euro nel 2017, pari al 12% sul totale degli investimenti in Italia.