In caso di uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea senza un accordo, secondo l’ISMEA, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, le criticità non saranno poche proprio per il comparto agroalimentare considerando che il 73% dei prodotti agroalimentari presenti nel Regno Unito arrivano dall’Ue. Ma altrettanti saranno i problemi per l’Italia che oltre la Manica esporta una quota assai rilevante dei propri prodotti.
Il nostro Paese, infatti, è il sesto fornitore di generi alimentari del Regno Unito con 3,26 miliardi di euro: in classifica segue i Paesi Bassi (7,83 miliardi), l’Irlanda (5,5 miliardi), la Francia (5,33 miliardi), la Germania (5,20 miliardi) e la Spagna (3,82 miliardi). Ma ci sono comparti che vedono primeggiare il prodotti tricolore in Gran Bretagna: gli spumanti, grazie soprattutto al Prosecco; pomodori pelati e polpe; riso lavorato e semilavorato; paste ripiene e di semola. L’Italia è anche il secondo fornitore di olio di oliva dietro la Spagna, il terzo di caffè torrefatto e di salsicce.

Il vino italiano, a parte il Prosecco, potrebbe essere sostituito dalle produzioni australiane o neozelandesi

Il rapporto ISMEA sottolinea poi che “fatte salve le immediate difficoltà alle dogane inglesi (certificati all’esportazione, regimi fiscali, norme sanitarie e di etichettatura) è verosimile ammettere nel breve periodo un aumento generalizzato dei prezzi al consumo dei prodotti agroalimentari a seguito dell’introduzione di un regime di dazi extra UE”.
Probabilmente, quindi, si potrebbe assistere ad una “progressiva riduzione delle importazioni da tutti i Paesi UE”, anche se è difficile prevedere esattamente l’impatto nei singoli comparti merceologici. Se, ad esempio, secondo il rapporto, appare difficile sostituire prodotti tipicamente Made in Italy come pasta, riso e pelati, nel vino probabilmente c’è qualche criticità in più poiché, sempre secondo Ismea, “i vini del nuovo mondo (tra quali Nuova Zelanda e Australia, membri del Commonwealth) detengono già rilevanti quote del mercato inglese”.