Qualche episodio di accaparramento, ma il sistema non registra difficoltà di approvvigionamento .

Nel giro di pochi giorni, l’Italia si è ritrovata al centro della crisi internazionale legata al coronavirus e soprattutto in Lombardia e Veneto, le regioni più colpite, si sono registrati episodi di corsa all’accaparramento di derrate alimentari per limitare gli spostamenti, per fronteggiare eventuali isolamenti, per psicosi collettiva.
Ma il comparto produttivo ostenta tranquillità nella capacità di garantire il rifornimento dei negozi senza problemi. Per fare qualche esempio, il Gruppo Cremonini ha spostato parte della produzione dello stabilimento di Ospitaletto (Bs) su quelli di Castelvetro (Mo) e Pegognaga (Mn) perché circa 300 dipendenti del sito lombardo abitano nella zona rossa e sono, perciò, a casa in quarantena, come previsto dalle disposizioni governative. Coldiretti garantisce frutta e verdura ovunque: i rifornimenti sono stabili in tutte le aree del Paese con i mercati generali all’ingrosso che stanno lavorando regolarmente da Milano a Padova, fino a Roma. In generale è da dire che il sistema di produzione e distribuzione agroalimentare ha sistemi di sicurezza interna e di qualità talmente rigidi che già di prassi quotidiana i lavoratori utilizzano guanti e mascherine.

Ivano Vacondio
presidente
Federalimentare

Per ora non ci sono particolari criticità. Gli stabilimenti produttivi sono tutti aperti, a parte quelli della “zona rossa”, quindi non ci devono essere preoccupazioni per gli approvvigionamenti. Se la situazione rimane stabile credo che la corsa alle scorte scemerà nei giro di pochi giorni. Potrebbero persistere gli accaparramenti per i freschi (pane, ortofrutta, carne). In questo contesto, per non creare allarmismi ingiustificati e disincentivare il fenomeno, la comunicazione televisiva è un megafono molto importante. Ed è altrettanto importante che il Governo, come ha promesso, rifornisca attraverso la Protezione Civile le zone rosse per evitare che la gente debba fare grosse spese a turni contingentati. Aumentando la domanda, l’aumento dei prezzi è un rischio potenziale. Può darsi che possa succedere nei singoli negozi, ma per quanto riguarda l’industria alimentare sono convinto che prevarrà il senso di responsabilità della classe imprenditoriale italiana, che ne ha già dato prova anche in altre occasioni emergenziali come il terremoto del centro Italia».